Sono passati 29 anni dalla prima edizione, e oggi Monumenti Aperti è diventata una delle più importanti manifestazioni culturali italiane. Ogni anno coinvolge decine di comuni e migliaia di studenti nella riscoperta dei monumenti storici locali. Ma tutto nasce da un’idea folle, ma serissima, di un gruppo di ragazzi sardi che volevano restituire valore alla loro città.
Era il ’93. Sulle scalinate della Chiesa di Sant’Anna, a Cagliari, un manipolo di studenti universitari si chiedeva come ridare vita a una città troppo spesso dimenticata. Perché non proviamo ad aprire i monumenti della città, tutti insieme, anche quelli che non sono mai stati aperti?, si chiesero. Sembrava un sogno. La scommessa dei cinque cominciò con una visita guidata alla cripta di Santa Restituta, dopodiché le visite si svolsero ogni domenica. Alla cripta si aggiunse un altro monumento, poi due e così via. Nel ’96 era giunto il momento di lanciare una sfida alla città: una grande manifestazione in cui aprire quanti più monumenti possibili, in particolare quelli dimenticati.
L’allora assessore alla cultura colse la potenzialità della proposta e da subito appoggiò i ragazzi. Così, il 10 maggio 1997 la scommessa si trasformò in realtà. Durante la prima giornata i monumenti di Cagliari vennero presi d’assalto da oltre 50 mila visitatori: gente da tutta Italia, code interminabili ovunque, e la Torre di San Pancrazio aperta per la prima volta dopo trent’anni.
Negli anni quel sogno adolescenziale si consolidò, uscendo dalla Sardegna e sbarcando sulla Penisola, dove trovò nelle scuole il suo cuore pulsante. Oggi Monumenti Aperti è un punto di riferimento culturale, premiato sia a livello nazionale che europeo e promosso da diverse istituzioni. L’ultima edizione ha contato oltre 200 mila visitatori, ma è negli occhi delle migliaia di studenti che si ritrova la scintilla della passione per la storia locale. La stessa che illuminò gli occhi di cinque amici sulle scalinate di Sant’Anna quasi 30 anni fa.