Ieri tutti andavano “In Da Club”
Quando nel 2003 uscì “In Da Club” di 50Cent, il singolo divenne subito un inno planetario. La canzone di Fifty non solo consacrò il rapper di New York come superstar, ma definì l’immaginario della discoteca come spazio centrale della cultura giovanile: luci stroboscopiche, champagne, corpi che si muovono in sincronia sui bassi. In quegli anni, andare “in da club” significava vivere un rituale collettivo, un punto di riferimento per socialità e appartenenza.
Oggi ci si becca nel bando
Diciassette anni dopo, Anna ci racconta una realtà diversa. Non più la pista da ballo come luogo di incontro, ma il “bando”: la strada, il quartiere, lo “spazio vuoto” che diventa il vero epicentro della socialità giovanile. Il successo virale del brano è emblematico: non è nato in discoteca ma su TikTok e risuona dalle casse portatili piuttosto che dall’impianto del club, segnando il passaggio da un’aggregazione fisica a una digitale. In una sorta di ritorno agli albori dell’hiphop, la piazza sostituisce il club e torna ad essere un simbolo di comunità, in cui i ragazzi si ritrovano senza bisogno di pagare per chiudersi in un locale.
Domani: l’era dei live digitali
L’evento di Travis Scott su Fortnite nel 2020, con oltre 12 milioni di spettatori connessi in contemporanea, ha mostrato come la musica possa creare esperienze collettive senza bisogno di una pista da ballo. Altri artisti hanno seguito la stessa strada: Lil Nas X con il suo show su Roblox, o i concerti virtuali di Snoop Dogg e Eminem nel metaverso. Questi format sostituiscono il club come luogo di aggregazione, spostando la socialità in uno spazio ibrido, a metà tra videogioco e spettacolo. La comunità del futuro si incontra in rete, condividendo un’esperienza musicale globale che non ha più confini geografici né limiti fisici.