Perché ci piace il true crime?
Ne parliamo con il criminologo Simone Montaldo
Benedetta Volpini | 6 aprile 2023

Simone Montaldo è crimonologo, consulente di psicologia della testimonianza e docente di Tecniche di Interrogatorio al Master Criminologia La Sapienza di Roma. Con lui ci siamo chiesti perché siamo appassionati dei peggiori casi di criminalità.

 

Perché il true crime piace così tanto agli adolescenti oggi? È un interesse nuovo che sta fiorendo negli ultimi tempi o c'è sempre stato? 

L’interesse per questi argomenti c’è sempre stato ma, grazie ai nuovi mezzi, la possibilità di accesso è talmente ampia che coinvolge anche nuovi prodotti editoriali e arriva in modo più capillare. Il true crime nasce dal desiderio di comprendere i nostri simili: l’interesse nei confronti di questi argomenti rappresenta l’estremo di una minaccia comune. Sono affascinanti anche perché difficili da rappresentarsi e quindi c’è fame di informazione nei confronti di qualcosa di non comune. Inoltre ci dà informazioni su come fun ziona la mente umana, è l’estremo di situazioni  di minaccia in cui possiamo trovarci tutti. 

 

È un genere che piace soprattutto alle ragazze.  Perché? C’è una componente di maggiore empa tia? O nelle donne è più necessaria l’esigenza di imparare a difendersi in situazioni di pericolo?

Che ci sia una differenza di genere così netta sul piano dell’empatia non mi convince. Ma che  la donna si percepisca più vittima di un danno, più soggetta a pericoli, può essere una ragione  convincente. 

 

È possibile che ad influenzare questo interesse sia la ricerca di emozioni forti?  

Questi prodotti fanno leva sull’emozione della paura che, nel mondo delle neuroscienze, è stato il terreno di studi fondamentale per capire i meccanismi base dell’apprendimento stesso: la reazione a situazioni minacciose si lega al senso di sopravvivenza dell’essere umano. Il fatto che il true crime generi una forma di iper-attivazionedi questa emozione lo rende particolarmente appetibile. Che questo sia particolarmente importante nei giovani è altrettanto vero per una questione di sviluppo celebrale: i giovani sono più propensi alla ricerca di emozioni forti perché c’è esigenza di fare esperienze forti. Il controllo cede in favore della ricerca di esperienze e del vivere emozioni più intense.  

 

C'è anche una componente negativa? 

Non è negativo. È fisiologico. C’è grande discussione sulle conseguenze di prodotti multimediali su adolescenti e bambini. In realtà l’effetto di aumentare l’aggressività non c’è. Ovviamente gli effetti sono diversi a seconda della persona che recepisce lo stimolo: sono più legati all’osservatore che al prodotto. Una persona normofunzionante dal punto di vista psichico non avrà effetti negativi. Se si facesse più attenzione a come stanno gli adolescenti e i bambini più che sul prodotto, si riuscirebbe a minimizzare l’effetto negativo.