Abbandono scolastico, un problema storico aggravato dalla pandemia
Alcune ricerche pubblicate nei primi mesi del 2021 mettono in luce la dimensione della dispersione scolastica, un problema radicato che la pandemia ha contribuito ad accrescere come dimostrano alcune storie recenti
Stefano Stoppa | 17 maggio 2021

La pandemia di coronavirus ha avuto un impatto rilevante sul mondo della scuola. I dirigenti, come raccontava già il rapporto Censis 2020, hanno molto faticato a coinvolgere nella didattica tutti gli studenti, e questo ha contribuito ad accrescere un problema storico del nostro Paese come l'abbandono scolastico.

Prima della pandemia

La situazione italiana presentava infatti numerosi problemi già prima dell’arrivo del Sars-Cov-2. Secondo la Relazione di monitoraggio del settore dell’istruzione e della formazione per il 2020, pubblicata il 12 novembre e contenente dati prevalentemente risalenti al 2019, in quell’anno l’abbandono precoce degli studi e della formazione aveva interessato il 13,5% dei giovani tra i 18 e i 24 anni. Un dato in miglioramento rispetto al passato (nel 2009 erano il 19,1%), ma ancora superiore alla media europea del 10,2%, e dall’obiettivo fissato dall’Unione per il 2020, il 10%. Un dato peraltro molto differenziato su base geografica (al Sud toccava il 16,7%) ed estremamente elevato per i giovani nati all’estero (il 32,5% contro l’11,3%). La stessa relazione dedicava inoltre una sezione all’istruzione digitale, raccontando un Paese in linea con la media europea nella diffusione dei collegamenti internet nelle scuole, ma in ritardo nella velocità di connessione e nella diffusione delle competenze digitali fra i docenti. Uno scenario che il coronavirus e la didattica a distanza hanno immediatamente messo alla prova.

La situazione oggi

Dopo più di un anno di pandemia, i primi dati non sono incoraggianti. Secondo un’inchiesta pubblicata a gennaio dalle Scuole della Pace della Comunità di Sant’Egidio, centri pomeridiani di recupero per studenti delle scuole elementari e medie, il 4% degli studenti di quella fascia non era rientrato a scuola, e il 20% aveva accumulato troppi giorni di assenza. I risultati di un’indagine Ipsos commissionata da Save the Children riportano che nel periodo tra marzo 2020 a gennaio 2021 i casi di abbandono hanno riguardato il 28% delle classi superiori. Sommando i risultati delle due ricerche si arriverebbe a un totale di 200mila studenti usciti dal circuito scolastico. Alcune di queste 200mila storie sono raccontate oggi da Repubblica. In Sicilia città come Gela hanno un tasso di abbandono del 40%, e a Vittoria, in provincia di Ragusa, 146 genitori sono stati denunciati per non aver mandato i figli a scuola. A Parma Guido Campanini, preside dell'istituto tecnico Bodoni, racconta di 19 studenti scomparsi su 700. Molti studenti di scuole professionali hanno deciso di interrompere gli studi e andare a lavorare. E anche gli studenti più bravi, racconta la preside Giovanna Morini, del liceo Muratori-San Carlo di Modena, si sono trovati smarriti e preda delle proprie insicurezze. 

In questa situazione, trovare una soluzione è difficile, e non sempre le proposte delle scuole sono in grado di raggiungere gli studenti. Pochissimi hanno usufruito, ad esempio, degli sportelli di ascolto psicologico proposti dall'istituto Ceglie di Bari, come raccontato sempre a Repubblica dalla dirigente Maria Veronico. E il problema non riguarda solo l'abbandono, ma anche il livello delle competenze raggiunte. Il calo, secondo studi recenti, sarà infatti corrispondente alla perdita di 0,6 anni di scuola, facendo aumentare del 25% il numero di studenti sotto il livello minimo richiesto.