PS5 e AK47. I videogiochi violenti ci portano realmente alla violenza?
La situazione è controversa. Ma i dati scagionano i videogame: non sono i responsabili dell'aumento di violenza
Federico Scianna e Vincenzo Liga | 25 maggio 2021

La pandemia, nonostante abbia messo uno stop al mondo intero e alle sue attività, non sembra avere avuto nessun effetto su attentati terroristici a mano armata, soprattutto quando si parla degli Stati Uniti d’America, dove i numeri ci indicano che questo tipo di attentati o “mass shootings” sono addirittura aumentati. Solo durante tutto il 2020, negli USA, vi sono stati ben 614 mass shootings, che hanno causato 446 morti e 2515 feriti, per un totale di ben 3061 vittime. Comparando questi attentati a quelli del 2019, ci troviamo con 180 incidenti in più. La situazione è sempre più allarmante e i media e molti capi politici attaccano e puntano il dito contro un solo responsabile: i videogiochi con grande quantità di contenuti violenti.

Verità o mera cospirazione?

Esistono giochi in cui si può fare uso di armi (spesso riproduzioni fedeli di quelle realmente in commercio) e commettere vere e proprie stragi virtuali, come in GTA V e, curiosamente, la correlazione tra videogame e la violenza giovanile è spesso sostenuta proprio da chi non vuole saperne di limitare il commercio delle armi. Che la lobby delle armi stia da sempre tentando di usare i videogiochi come capro espiatorio non è un mistero. Nel 2012 la National Rifle Association, a seguito della strage alla scuola elementare di Newton, ha attaccato senza indugi i principali produttori di console videoludiche, come Xbox e Playstation. Le armi virtuali sarebbero quindi più pericolose per la società di quelle reali?

Videogiochi e Violenza: Un Collegamento Pseudoscientifico

In uno studio condotto dalla PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) nel 2018 i ricercatori hanno stabilito una correlazione tra videogiochi e violenza; questo studio ha coinvolto un totale di circa 17.000 partecipanti. Ma queste analisi sono state piuttosto problematiche, dettate dalla difficoltà a stabilire i collegamenti con atteggiamenti violenti non seri e alla tendenza a  gonfiare le stime dei reali atti di violenza, confondendo la semplice manifestazione di parole e sentimenti legati all'aggressività.

 In un altro studio longitudinale, pubblicato invece su Nature Molecular Psychiatry sempre nel 2018, i ricercatori hanno dovuto cercare eventuali effetti a lungo termine tra videogiochi e comportamento violento. I volontari sono stati divisi in tre gruppi: un gruppo avrebbe giocato un videogioco violento, un altro uno non violento, e infine l'ultimo non avrebbe giocato a nessun videogioco. Questo esperimento è durato due mesi e i risultati sono inequivocabili: “Non sono stati osservati cambiamenti significativi, né quando si confronta il gruppo che giocava un videogioco violento con un gruppo che gioca a un videogioco non violento né un con un gruppo di controllo passivo”.

Invece i ricercatori della Stetson University nel 2014 hanno scoperto che dal 1996 a oggi ci sarebbe stata una diminuzione della violenza accompagnata a un incremento dell'uso dei videogiochi violenti. Questo, ovviamente, non significa che giocare rende ragazzi più gentili, ma ci dà una misura di quanto complesso sia il fenomeno e i vari fattori che possono entrare in azione.

Nessuna responsbailità

Insomma, non si può certo dire, analizzando gli stessi dati di coloro che cercano di dare la colpa ai videogiochi, che siano i videogiochi stessi a causare violenza. Anzi, sembra che la massima aggressività che possono portare a una persona sono le stesse quantità di dopamina rilasciata in sport altrettanto competitivi, per poi andare a ricollegarli alla orribile violenza delle stragi. Come visto attraverso i dati, non possiamo trovare una vera e propria correlazione fra i dati di compravendita di videogiochi e attentati con armi da fuoco, in quanto gli Stati Uniti spendono miliardi di dollari nello sviluppo e nella produzione di videogiochi, ma presenta anche la più alta statistica al mondo per la compravendita di armi e per l’uccisione tramite armi da fuoco. Possiamo dire per certo che, se c’è qualcosa a cui possiamo dare una colpa per queste sparatorie, di certo non sono i videogiochi violenti, e finalmente i videogiocatori potranno tornare a giocare a giochi come GTA o Doom in “pace”.