Le buone pratiche per l’istruzione
Gli stati generali della scuola
A ottobre 2014 Regione Liguria organizza una maxi conferenza dedicata all’istruzione e ai progetti messi in campo per potenziarla. L’Assessore Pippo Rossetti scommette su filiere e alternanza scuola-lavoro
Fabio Canessa | 14 marzo 2014
Scuola digitale, alternanza scuola-lavoro, disabilità, stranieri, orientamento. Temi caldi per il mondo dell’istruzione, ai quali la Regione Liguria dedicherà una grande conferenza a ottobre per fare il punto della situazione. Gli “stati generali della scuola”, così li definisce l’Assessore regionale alla formazione Pippo Rossetti, sono stati presentati in anteprima il 20 febbraio nella sede di piazza De Ferrari. Tra le novità, progetti mirati contro l’abbandono scolastico e percorsi di alternanza scuola-lavoro anche per i licei.
«La scuola sta venendo fuori dalla riforma con più bassi che alti, soffocata dai tagli e gravata da emergenze – commenta Rossetti – Dobbiamo avere chiari gli obiettivi e le risorse per realizzarli sul territorio. Ne parleremo con l’Ufficio Scolastico Regionale, l’Università, aziende, ragazzi e famiglie. E faremo quattro incontri tematici preliminari in ciascuna provincia». Le risorse scarseggiano, e Rossetti lo sa: «Dovremo convincere il nuovo Governo a spostare fondi sull’istruzione. È fondamentale per uscire dalla crisi». Tra l’altro, l’assessore avrà a disposizione anche i 28 milioni destinati alla Liguria dal piano European Youth Guarantee, un programma che dovrebbe dare immediate possibilità di contatto col mondo del lavoro appena ottenuto un titolo di studio. Ma quali sono le linee di intervento? «La Regione spenderà i fondi come ha sempre fatto, coinvolgendo uffici per l’impiego, enti di formazione e aziende. I ragazzi potranno acquisire quel minimo di esperienza richiesta negli annunci». La disoccupazione giovanile non è l’unica patata bollente. Sulla scuola incombono altre due scuri: l’emergenza edilizia, cui la Regione ha già destinato 23 milioni intervenendo sul 15% degli edifici, e il dramma degli abbandoni.
Rossetti ricorda poi i successi raggiunti nel difficile avvicinamento tra scuola e lavoro. «In Liguria abbiamo già quattro ITS, percorsi tecnici paralleli all’Università, e dieci poli tecnico-professionali, cioè reti di scuole e aziende». Emblematica l’esperienza dell’ITS in ICT (Information and Communication Technology), capace di una formazione d’alto livello, ma ancora difficile da comunicare e con pochi ragazzi iscritti. La filiera hi-tech, insieme ad altre tre eccellenze (mare, turismo e green economy), è tra le più coccolate dalla Regione. «Queste sono le aree dell’economia ligure che presentano chiari margini di crescita nonostante le generali difficoltà – dice Rossetti – ed è doveroso investire sui percorsi formativi che forniscono le competenze richieste da quelle aziende». Infine, si torna a parlare di scuola digitale. Tanto a Roma quanto a Genova si dà grande importanza a tablet, LIM e libri digitali. Ma non sarebbe più urgente pensare a muri e carta igienica? L’assessore Rossetti si difende: «I progetti di scuola digitale sono stati finanziati con 400 mila euro, mentre per l’edilizia abbiamo speso milioni. Le scuole di nuova costruzione sono già all’avanguardia, con Wi-Fi interno, PC, lavagne digitali. Chi non usa questi strumenti parte svantaggiato, io credo che tutti abbiano diritto a una scuola di qualità».

GENOVA. QUATTRO DOMANDE ALL’ASSESSORE PIPPO ROSSETTI
Dalla scuola al lavoro
È soddisfatto degli interventi che avete fatto in termini di politiche formative in questi anni? La Regione Liguria ha subìto, come tutta Italia, una contrazione dei fondi a disposizione per un totale di 350 milioni di euro; conseguentemente la spesa per l’istruzione si è ridotta del 30%. Nonostante questo, attraverso il Fondo Sociale Europeo abbiamo cercato di sostenere azioni come le politiche per l’orientamento in contrasto all’abbandono scolastico, l’alta formazione, i tirocini, l’istruzione tecnica superiore e molto altro.
Per quanto riguarda i ragazzi delle scuole superiori, quali le misure che li riguardano più da vicino? La priorità è quella di garantire una stretta continuità fra istruzione e occupazione. Per questo abbiamo operato sulle scuole professionali: gli enti di formazione sono entrati nell’ordinamento scolastico e si sono armonizzati; gli istituti pubblici hanno potuto organizzare corsi triennali per l’ottenimento della qualifica.
E dopo la scuola? È centrale il tema dei tirocini: abbiamo potenziato reti fra scuole e aziende nell’ambito dei diversi settori, sia per quanto riguarda l’alternanza scuola-lavoro, sia per i tirocini post-diploma.
Oggi l’azione Garanzia Giovani ha portato soldi europei, permettendo ai diplomati fino a quattro anni un periodo di tirocinio in azienda. Se fai un tirocinio l’azienda ti conosce, ti apprezza, fai vedere che sai fare. In un mercato del lavoro sempre più concorrenziale la possibilità di apprendere come funziona il contesto lavorativo consente di avere nello zaino qualcosa in più.
Quanto è importante conoscere un mestiere? Noi abbiamo lavorato proprio in questo senso: siamo responsabili di una rete interregionale per la valorizzazione degli antichi mestieri, che organizza bandi per corsi con artigiani specializzati. È stato un successo straordinario: le richieste erano di dieci volte superiori, dalla pasticceria alla filiera del legno.
Federico Brignacca, 17 anni