PNRR, come distribuirebbero i fondi gli studenti?
Contro l'imposizione di investire almeno il 60% in tecnologia, gli studenti propongono corsi pomeridiani e miglioramento per le infrastrutture
Redazione | 30 gennaio 2023

Nuovo caso di ipotermia a Palermo, per il troppo freddo in aula. Dopo la bimba di quinta elementare che si era sentita male alla scuola «Emanuela Loi», è toccato a una studentessa che frequenta, all’università del capoluogo, un corso di specializzazione per diventare insegnante di sostegno.

A breve arriverà il PNRR con lo scopo di rivoluzionare la scuola, ma le linee guida sono molto stringenti: è previsto che un minimo del 60% dei fondi venga stanziato per l'acquisto di dotazioni digitali ed un massimo del 20% per l'acquisto di arredi innovativi. Secondo gli studenti quali sono le vere emergenze della scuola? Avendo la possibilità di scegliere, come distribuirebbero le percentuali del PNRR come le distribuireste? Lo abbiamo chiesto ai nostri studenti del liceo Dante Alighieri di Roma.

"La tecnologia invecchia troppo velocemente e in più i professori spesso non sono in grado di utilizzarla" ci dice Maddalena. "Sulla carta, la scuola è attrezzata tecnologicamente ma non penso sia questo il vero problema. Nella nostra scuola le classi sono molto piccole, c'è adirittura una classe in palestra e spesso dobbiamo fare ginnastica all'aperto" è l'opinione di Erica. "La priorità è quella di migliorare gli edifici" conferma ancora Maddalena "E alcuni fondi potrebbero essere spesi anche in attività pomeridiane per combattere la dispersione scolastica". "Potrebbe essere un modo per aumentare la socializzazione dopo il Covid. Nella nostra scuola i corsi di recupero e i corsi di lingua pomeridiani sono molto seguiti. Corsi di questo genere invogliano ad andare a scuola e penso sia molto importante".

"Penso che venga investito troppo poco nelle infrastrutture. Perché investire tanto su una sicurezza temporanea come la tecnologia e poco sull'edilizia? A scuola vorrei vedere anche corsi pomeridiani sul metodo di studio. Invece di attività poco aderenti con l'istruzione, penso possa essere utile fare corsi che ci insegnino a studiare. Sarebbe uno strumento davvero potente per combattere la dispersione scolastica" dice Andrea. "Penso che il 60% nella tecnologia sia troppo. In Italia la vera urgenza sono la dispersione scolastica e l'edilizia. Le tecnologie durano 1, 2 anni; punterei su qualcosa di più strutturale e duraturo. Dal punto di vista digitale, invece, penso sia davvero necessario istituire corsi di formazione per i docenti" è l'opinione di PierFrancesco.