Scuola italiana, cosa non funziona?
Cosa non funziona e come si potrebbe migliorare
Gabriele Tropiano | 13 gennaio 2023

A differenza di ciò che molti pensano, tra l’ambiente scolastico e il mondo del lavoro c’è una grande analogia e gran parte delle nostre capacità in ambito lavorativo deriva dal nostro percorso scolastico, che ci prepara ad un contesto non in linea con quello che realmente ci attende. Per comprendere ciò occorre fare un passo indietro. 

Una scuola anacronistica

Il sistema scolastico attuale in Italia è rimasto sostanzialmente anacronistico dato il blocco evolutivo avuto circa nel 1960. Attorno al 19º secolo la scolarizzazione venne resa obbligatoria da parte delle Istituzioni Statali, si cercò di fare una sorta di operazione di istruzione di massa, attraverso l’utilizzo di un sistema standardizzato. Albert Einstein sosteneva “Se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido”. A scuola viene insegnato un metodo standard che si dovrebbe adattare alle nostre scelte future. Ma non sarebbe invece più vantaggioso dare forma a creatività, far emergere quelle che sono le differenze tra ognuno di noi, per esempio, perché non possiamo scegliere le materie che vogliamo studiare? Possiamo scegliere l’indirizzo che più ci piace, ma in fin dei conti non ci troviamo ad avere libera espressività di noi stessi, veniamo “tarati” entro quei limiti e ciò va a discapito di quello che poi saremo nel mondo del lavoro. Lo stesso sistema scolastico ci abitua a fare la stessa cosa per molto tempo. Chi oggi reclama il famoso “posto fisso” non ha una minima idea di quello che significhi il contesto lavorativo odierno: sempre in cambiamento e flessibile. E per adattarsi ad esso è necessario creare una propria unicità. Le soluzioni  possibili a mio avviso possono essere due: una, riguardante l’ambito del lavoro può essere gestita da noi, mentre la  seconda dovrebbe avere origine dalle istituzioni, che prevede proprio una riforma del sistema scolastico.

Cosa si potrebbe cambiare?

Siamo uno dei paesi con la maggiore cultura che si limita ad un piano teorico, ma è presente un gap enorme tra il mondo scolastico e universitario e quello del lavoro. Certamente la visione generale che ci fornisce la scuola  è importantissima, poiché è proprio da qui che lo studente inizia a formare il proprio bagaglio culturale e quindi il proprio pensiero. Ma gli studenti andrebbero preparati attraverso più prospettive, tramite l’utilizzo di forme di insegnamento trasversali che contribuiscono a rendere la preparazione più completa e applicabile al mondo del lavoro. Per esempio è fondamentale la capacità di relazionarsi con gli altri e di far parte di un gruppo, molte cose infatti insieme a questa vengono date per scontate ma sono invece di inestimabile importanza anche in vista dei colloqui di lavoro che uno studente dovrà affrontare dopo l’università. Bisognerebbe aggiungere più attività interattive in alternanza alle lezioni tradizionali, che spesso alle lunghe risultano monotone e non forniscono punti di riferimento agli studenti. I quali finiscono per adagiarsi facendosi trasportare da ciò che li circonda senza alcun tipo di consapevolezza di quello che stanno facendo e del perché lo stanno facendo.