La scuola a braccia aperte
Una testimonianza dal Viscontino di Roma
IV C (primaria) e I A (secondaria di primo grado) IC Visconti | 7 aprile 2022

La nostra scuola apre le braccia: noi studenti e studentesse, con l’aiuto degli insegnanti e della preside, stiamo cercando di attivarci per la pace e fare la nostra piccola parte. Da questo mese, stiamo ospitando due bambini ucraini in fuga dal loro Paese. Tutta la scuola ha raccolto cibo, vestiti, giochi e generi di prima necessità. Dare una mano è fondamentale: non è possibile far finta di niente quando migliaia di persone sono sotto le bombe e anche noi più piccoli vogliamo provare a mettere il nostro seme per la pace.

Dalla mattina del 24 febbraio, tutte le classi hanno iniziato a documentarsi sull’accaduto e a organizzare una manifestazione di protesta contro la guerra. Il primo marzo, in occasione del martedì grasso, tutta la scuola ha riempito Piazza di SS Apostoli e Piazza della Minerva festeggiando il Carnevale della Pace. Messaggi che vanno dritti al cuore, bandiere colorate, canzoni per la pace e occhi pieni di speranza. Per la prima volta ci siamo ritrovati in piazza senza la paura degli assembramenti perché la paura della guerra ha avuto la meglio rispetto a quella del Covid. Ma non ci è sembrato sufficiente. “Spegniamo le luci, doniamo vestiti e beni di prima necessità” propone Carlo. “Dobbiamo fare molto di più” è il senso di frustrazione di Vasco, entrambi studenti di prima media.

E così è stata Eva a prendere l’iniziativa, facendo iscrivere al Viscontino i fratellini accolti in casa in fuga dalla guerra: una bambina di dieci anni, un bambino e una bambina di sei anni e una piccolina di sei mesi. La preside non ha esitato e tutta la scuola si è mobilitata per organizzare la migliore accoglienza possibile. “Dimitri farà la prima elementare e Sofia andrà in terza. I due bambini sono stati accolti benissimo. Sono bambini allegri ma portano una storia importante dietro le spalle, quindi mi raccomando la massima accoglienza!” dice ai bambini di quarta elementare che l’hanno intervistata per Zai.net. “Stiamo organizzando una festa come se fosse un compleanno: ogni classe regalerà loro qualcosa e la scuola metterà a disposizione un mediatore culturale. L’obiettivo è quello di aprire la scuola anche a esperienze così importanti: è necessario rendere consapevoli tutti gli studenti sulle storie tragiche di questi bambini e avere un atteggiamento di comprensione e accoglienza. Voglio che vi rendiate conto di quanto siete fortunati”. Anche Eva, la studentessa di prima media che li ha accolti, racconta la sua esperienza: “Sono arrivati a Roma a notte fonda, erano stanchissimi. Nei giorni successivi c’era tanta tristezza e un po’ di nostalgia in loro”. Ma le braccia sono aperte per tutti i bambini: da poco è stata iscritta anche una bambina russa la cui famiglia è fuggita dal paese di Putin. Vi vogliamo lasciare con una poesia di Wislawa Szymborskache che abbiamo letto in classe e che vogliamo condividere con i nostri lettori e che ci invita ad aprire le braccia all’accoglienza.

 

Ogni caso

Poteva accadere.

Doveva accadere.

È accaduto prima. Dopo.

Più vicino. Più lontano.

È accaduto non a te.

Ti sei salvato perché eri il primo.

Ti sei salvato perché eri l’ultimo.

Perché da solo. Perché la gente.

Perché a sinistra. Perché a destra.

Perché la pioggia. Perché un’ombra.

Perché splendeva il sole.

Per fortuna là c’era un bosco.

Per fortuna non c’erano alberi.

Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno, un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.

Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.

In seguito a, poiché, eppure, malgrado.

Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba, a un passo, a un pelo da una coincidenza.

Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso?

La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì?

Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.

Ascolta

come mi batte forte il tuo cuore

 

Wislawa Szymborska