La scuola non si ferma
Iniziative di studenti, professori e presidi che rispondono “presente” ai tanti ostacoli che sembrano voler fermare la scuola
Nicolò Inzaina, | 15 dicembre 2020

Tornare a scuola in presenza: fino a settembre una certezza per studenti e professori che durante l’estate hanno vissuto l’attesa con motivazione e una certa dose di incredulità. Ci si aspettava che l’esperienza del lockdown sarebbe stata un brutto ricordo ma non potevamo sapere che sarebbe stata solo questione di tempo prima che tutti ci rassegnassimo all’idea di “andare a scuola” dietro uno schermo scuro, illuminato solo dai volti dei compagni proiettati su di esso. L’emergenza sanitaria, infatti, ha decretato nuovamente il ritorno alla tanto odiata didattica a distanza e la scuola si è fermata. Avete idea di cosa significhi per un adolescente? Abbattimento, tristezza, sconforto, sfiducia.

Tuttavia, la tenacia di studenti, docenti e presidi ha permesso alla scuola di sopravvivere nonostante gli infiniti ostacoli che sembrano volerla uccidere. La scuola non si ferma grazie alle iniziative dei singoli, a chi continua a concepirla in primo luogo come rapporto umano.

È il caso delle giovani 12enni Anita e Lisa, determinatissime studentesse della scuola media Calvino di Torino che hanno deciso di protestare contro la DaD svolgendo la lezione per strada. L’iniziativa delle due ragazze torinesi, in poco tempo, ha fatto il giro del web e si sono diffusi in tutta Italia numerosi flash-mob di questo tipo, ribattezzati “Schools for Future” che, nonostante il nome, non hanno nulla a che vedere con manifestazioni caotiche, slogan e folle belluine: l’unica regola è armarsi di computer e wi-fi per seguire la lezione in DaD davanti alle proprie scuole.

Un altro esempio significativo ci giunge sempre dal Piemonte, a Cuneo. Stavolta protagonista Sara Masoero, docente di storia dell’arte al liceo Peano-Pellico: l’insegnante, munita di banco e cartelloni, ha voluto manifestare tenendo una lezione nel porticato di Corso Giolitti, sostenuta da alunni e colleghi mossi dallo stesso spirito; o ancora il Comune di Reggio Emilia ha trasformato l’intera città in una scuola a cielo aperto, dove una banca, un agriturismo, un museo si trasformano in aule per bambini e bambine. E che dire della 3D dell’istituto Ludovico Pavoni di Tradate, che ha deciso di mettere le foto dei ragazzi sui banchi per far sentire meno soli i professori?

Nel mio piccolo – perdonerete la prima persona in un articolo di giornale – anche la mia classe, con la partecipazione (e vittoria!) ai Comix Games in pieno lockdown ha contribuito a non far fermare la scuola. Il concorso nazionale a squadre, promosso ogni anno dal Salone del Libro di Torino, ci ha permesso di avvicinarci virtualmente in un momento in cui regnavano il dubbio, la paura e la solitudine. È in quell’occasione che io e i miei compagni abbiamo avuto la certezza che la pandemia non può fermare la scuola e le nostre vite.