Se, degli adolescenti che abitano in periferia, 7 su 10 passano il proprio tempo libero chiusi in casa, è certamente a causa della mancanza di attività sportive o ricreative in zona. Ma non stupirebbe se una parte di quei giovani decidesse di non uscire anche per paura: nei quartieri difficili il 59% dei minori teme di poter essere vittima di molestie, violenza o bullismo.
Un dato preoccupante, indice però di una tendenza diffusa: la media degli under 18 che teme situazioni del genere è comunque alta, attestandosi al 43%. Eppure, anche il dato delle zone più “buie” della città è minore rispetto a quante ragazze temano molestie o violenza a qualsiasi distanza dal centro: in questo caso la cifra sale al 63%.
Questi dati emergono dall’indagine realizzata da DEMOPOLIS “Vivere da adolescenti in Italia”. Promossa da Con i bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, la ricerca stata presentata il 18 novembre, ma una settimana dopo, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, è stata pubblicata un’appendice dedicata interamente ai femminicidi.
L’indagine è stata condotta tra gli adolescenti dai 14 ai 17 anni e tra i genitori di figli adolescenti: stesse domande, ma due prospettive differenti. Se tra i ragazzi e le ragazze il femminicidio è considerato un “fenomeno molto grave” dal 76% degli intervistati, tra i genitori tale percezione sale all’81%. Stabile la percentuale di chi ritiene che non ci sia differenza tra un femminicidio e un omicidio: 18% in entrambe le popolazioni, con rispettivamente il 6% dei minori e l’1% degli adulti che rimane indeciso.
Le opinioni contrastano anche nelle misure da adottare per contrastare il fenomeno dei femminicidi: se per gli adulti si gioca quasi tutto sul piano solidale ed educativo (65% più supporto e aiuto alle donne in difficoltà, 56% più educazione affettiva nelle famiglie e più educazione affettiva nelle scuole), per i giovani la soluzione principale è rappresentata da un maggiore rispetto per le donne e le ragazze (54% delle risposte); per gli adulti la componente interpersonale vale invece pochissimo, tanto che è al penultimo posto. Il supporto alle donne in difficoltà è comunque considerato centrale anche tra i teenagers, che lo situano al secondo posto con il 49% delle risposte. Seguono più coraggio delle donne nell’allontanare il partner violento e denunciare (40%) e solo al quinto posto, con il 37% dei voti, entra in gioco il ruolo della scuola.
Questa indagine è importante non solo perché restituisce una panoramica della percezione del fenomeno dei femminicidi in Italia, ma anche perché dimostra come a un problema riconosciuto pressoché della medesima gravità (76% e 81%) due generazioni rispondono in modo piuttosto diverso: una, ponendo al centro il ruolo delle istituzioni educative (scuola e famiglia) nella prevenzione; l’altra, assumendosi la responsabilità a livello personale della relazione con gli altri, che deve essere fondata sul rispetto reciproco.
