La mafia dei pascoli
L'attività criminale che tiene sotto scacco l'abruzzo
Tommaso Di Pierro | 4 maggio 2024

La mafia dei pascoli è quella che tiene sotto scacco l’Abruzzo. Le inchieste compiute hanno evidenziato la presenza di mafie di ogni tipo, alimentate dalla totale omertà, dal riciclaggio del denaro sporco, dal traffico e della detenzione illecita di armi e altri crimini mafiosi.

Nella Maxi-operazione Transumanza, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia della procura de L'Aquila, la guardia di finanza di Pescara ha scoperto dei possibili inganni a danno dell’Unione Europea, che ammonterebbero a circa 5 milioni di euro. Al momento ci sono circa 75 indagati, che con pascoli inesistenti e speculazioni sul titolo di coltura sono stati accusati di aver incassato milioni di euro, con il coinvolgimento della mafia di Foggia. Sono state eseguite 25 misure cautelari e 16 perquisizioni in Abruzzo, Puglia, Lazio e Lombardia, 24 imprese e 38 persone sono state private di somme di denaro, poiché accusate di auto-riciclaggio, reimpiego di proventi illeciti e ricettazione. 

Dietro tutto cioè c’era un’associazione a delinquere che nel 2014 aveva creato un sistema truffaldino, basato su richieste indebite di contributi al Feaga, Fondo Europeo Agricolo di Garanzia nell’ambito della politica agricola comune, la PAC. Il 25 marzo 1999 nasce formalmente Libera, associazione fondata da Don Luigi Ciotti, progetto reale e inclusivo che ha richiesto l’aiuto e la collaborazione degli stessi familiari delle vittime. Il 10 novembre scorso, a Pescara, l’assemblea regionale di Libera Abruzzo  ha inoltre presentato una lettura del territorio che mette in luce la progressiva trasformazione della geografia delle mafie. Dalle interviste fatte a circa 1000 persone circa 200 hanno parlato dei pascoli nei termini di ‘fenomeno criminogeno’.

Quando si pensa alla mafia, raramente la si associa alla nostra Regione. Eppure è interessante scoprire che anche negli affari apparentemente più distanti, la criminalità organizzata è riuscita ad allungare la propria inquietante mano.