Israele-Hamas, capire senza fare il tifo
Ne parliamo con Arturo Marzano, professore associato presso il Dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa. Si occupa di storia del sionismo, dello Stato di Israele, del conflitto israelo-palestinese e dei rapporti fra Europa e Medio Oriente
Simone Leporati | 4 dicembre 2023

Come possiamo cercare di capire quello che sta succedendo tra Israele e Palestina?

Credo che il modo migliore sia evitare di fare il tifo sposando interamente una parte o l’altra. Credo che si possa e debba condannare l’attentato terroristico di Hamas e i bombardamenti a tappeto di Israele, solidarizzate con le vittime di una parte e dell’altra, empatizzare con le popolazioni civili nel rispetto dei due diritti fondamentali: quello dello Stato di Israele a vivere in pace e quello del popolo palestinese all’autodeterminazione.

 

Che canali social consiglia come fonte di informazioni più attendibili?

Io ho una certa età e il mio strumento di informazione privilegiato sono ancora i quotidiani. Leggo in inglese Haaretz, il quotidiano della sinistra israeliana, il Guardian e il New York Times ma seguo su X amiche e amici palestinesi e israeliani ma anche politici, organizzazioni non governative, governi e attivisti. È tuttavia necessario mantenere una lettura critica: non crediamo a tutto quello che leggiamo. Proviamo a verificarlo con altre fonti.

 

Quale chiave di lettura dobbiamo usare leggendo le varie versioni del conflitto?

Innanzitutto bisogna studiare la storia e considerare il lungo-periodo. Tenere presente il sionismo e il nazionalismo palestinese, due movimenti nazionali che ambiscono a creare un proprio Stato-nazione sulla stesso territorio. Sconsiglio di adottare invece la chiave di lettura religiosa perché non si tratta di due religioni, islam e ebraismo, in lotta tra loro. Non esiste una “lotta tra civiltà”.

 

Pensa che si potrà stabilire un equilibrio basato sulla pace tra Palestina ed Israele?

Sono contrario alla lettura del conflitto come un conflitto intrattabile e come un odio eterno e atavico. Come tutti i conflitti, anche questo verrà risolto perché non c’è nulla di eterno nella storia. Purtroppo credo che ci vorrà ancora tempo perché gli animi sono scossi dalla violenza ma a tutt’oggi esistono gruppi israelo-palestinesi che credono che il dialogo sia la base di tutto. Il compromesso è ciò che serve in ogni contesto: familiare, di amicizia, e anche politico.