Quanto cibo sprechiamo
Lo spreco alimentare è innanzitutto un problema individuale. Facciamo il punto sulla situazione nel mondo
Sorin Cornea | 3 maggio 2023

Quante volte abbiamo alzato gli occhi al cielo alla frase: “Il cibo non si butta. Lo sai quante persone muoiono di fame nel mondo?”. Eppure mai frase fatta è stata più vera. Si stima che 924 milioni di persone (11,7% della popolazione mondiale) soffrano di insicurezza alimentare grave, con un aumento di 207 milioni negli ultimi due anni. Secondo Maurizio Martina, vicedirettore della FAO il cibo che gettiamo potrebbe sfamare 2 miliardi di persone. E noi non facciamo altro che buttare cibo nella spazzatura.

I dati in Italia

La nuova indagine West Watcher International Observatory on Food and Sustainability mette in luce le colpe dell’Italia: nel 2022, abbiamo gettato 75 grammi al giorno di cibo a testa, 524,1 grammi settimanali, che in euro si traduce in uno spreco di 6,48 miliardi solo di cibo e 9 miliardi se consideriamo la filiera che ci porta il cibo dal campo alle nostre tavole. Nella classifica mondiale l’Italia si colloca a metà tra i paesi che sprecano più cibo.

Cosa si spreca di più?

Per lo più, a finire nella nostra spazzatura, sono legumi, frutta e verdura fresca, ma anche pasta fresca e pane. L’altro tasto dolente è lo spreco di filiera. Come affermato da Luca Falasconi, coordinatore del rapporto Il caso Italia 2023 dell'osservatorio Waste Watcher, nel 2022 sono stati sprecati oltre 4.240.340 tonnellate di cibo nella filiera italiana per un valore complessivo di 9.301.215.981. Lo spreco di cibo di filiera pesa al 26% in agricoltura, al 28% nell’industria, al 8% nella distribuzione.

Soluzioni e nuovi comportamenti

Come contrastare il fenomeno? Una banale ma essenziale soluzione è quella di andare a fare la spesa con l’ottica della prevenzione, cioè comprare il giusto per non sprecarlo e di una buona qualità per tutelare la propria salute, senza lasciarsi tentare dalle offerte del momento: perché acquistare 3 confezioni se 2 di queste finiranno nella spazzatura? Un’altra soluzione può essere quella di evitare pranzi e cene fuori con il frigo ancora pieno. Da questo punto di vista, complice la crisi economica, la pandemia ci ha insegnato a comportarci meglio. Sempre secondo il rapporto Il caso Italia 2023, dopo il Covid, per 1 italiano su 3, circa il 33% della popolazione, le colazioni e i pranzi fuori casa sono diminuiti. Per 4 italiani su 10, circa il 42% della popolazione, sono diminuite le cene fuori. Nel complesso è migliorata anche la consapevolezza alimentare: il 35% degli italiani è passato dal consumare grassi e proteine di origine animale a quelle vegetali e il 29% ha aumentato l’acquisto a Km 0. Per alcuni italiani (7%) la parola chiave negli acquisti è "risparmio"; per 6 italiani su 10 è "pragmatismo"; il restante 32% ricerca la qualità. L’obiettivo imposto dall’ONU, cioè dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2030, non deve essere solo utopia. La responsabilità, per questo Goal molto più che per gli altri, è letteralmente in ognuno di noi e nel nostro modo di consumare. Il cibo per tutti non manca, anzi è consumato in maniera sproporzionata, distribuito in maniera squilibrata e, soprattutto, sprecato in quantità spaventosa.