I guai di Niko Pandetta non si fermano ai 4 anni di carcere, è il nipote del boss Turi Cappello
Redazione | 12 ottobre 2022
Niko Pandetta è stato condannato in via definitiva a 4 anni ma i suoi guai vanno dalle sparatorie all’essere figlio di un boss condannato al 41bis…
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Come riportato dal quotidiano La Sicilia Niko Pandetta è stato condannato in via definitiva per spaccio di droga per mezzo di una serie di intercettazioni della Squadra Mobile di Catania.
Le indagine hanno smantellato un vero e proprio cartello del narcotraffico gestito dal collaboratore di giustizia Sebastiano Sardo, che ha raccontato tutto alla polizia poco prima che scattasse il blitz nel 2017.

 


Niko Pandetta è il nipote del boss Turi Cappello, condannato all’ergastolo nel regime di carcere duro 41 bis, e che nel 2020 aveva scritto una lunga lettera a Mattarella chiedendo ”di essere fucilato nel cortile dell’istituto, così la facciamo finita perché, dopo 24 anni, non voglio più morire tutti i giorni, voglio morire una sola volta”.



Le indagini cominciate nel 2017, hanno portato a scoprire due canali di rifornimento di droga dalla Calabria verso la Sicilia. Il nome del rapper catanese compare in una lunga serie di imputati a processo ma non è l’unico reato contestato al cantante.



Niko Pandetta aveva già ricevuto il ”Daspo Willly” dai questori di Catania, sulla base di un istruttoria avvenuta ad agosto 2022. Il provvedimento è scaturito dai fatti avvenuti, ad aprile dello stesso anno, nel parcheggio del locale “Vecchia Dogana”, a Catania, dove prima una rissa e poi una vera e propria sparatoria tra le corsie trafficate della via Dusmet, avevano messo in allerta le forze dell’ordine.



In quell’occasione, il cantante, insieme ad altre 5 persone avevano dato il via alla rissa (che poi era un regolamento di conti tra le famiglie Mazzei e Cappello). Il rapper risultava indagato per “concorso esterno sul piano morale” perchè secondo le dichiarazioni di un addetto alla sicurezza del locale, Pandetta aveva scatenato la rissa dopo essere stato espulso dal suddetto locale “insieme a due o tre soggetti, giovani”.