GUE è madreperla (Retrorap)
Redazione | 18 gennaio 2023

Per il nostro podcast Retrorap, Rakno Il Ragno ci racconta l’album ”Madreperla” di GUE…

 

La simbolica del numero sette è universale e rappresenta la completezza in diverse culture, dalla cristiana-europea alla arabo-musulmana. E non può essere un caso che per il settimo album della carriera di Guè, il nostro, si sia prodigato nel proporre un album che è un’ode all’hip-hop.

Come scrive Tommaso Naccari su QG: ”Anche solo un ascolto strumentale del disco (…) sarebbe una di quelle sintesi che potrebbero spiegare cos’è stato nei suoi 50 anni il genere per chi lo ha amato: all’interno troviamo l’eredità diretta musicale ma anche un’eredità di intenti” (c’è la dancehall di Ini Kamoze, ma ci sono anche Daryl Hall e John Oates),Il campionamento e le citazioni libere alla musica d’autore italiana e non. Tra gli altri una citazione ai Tiromancino.

 



Il pezzo più apprezzato finora è sicuramente quello con ANNA e Sfera Ebbasta “Cookies N Cream”, una combinazione vincente che rischia di attirare anche i più giovani verso il suono dei primi anni 2000, impossibile non domandarsi se questo non sia solo l’inizio del prossimo trend musicale del rap italiano?



Come scrive Giuseppe Tavera, per bho magazine:Madreperla si posiziona come un ennesimo esempio del fatto che puoi avere davanti a te una carriera tanto duratura e prolifica quanto coerente e di spessore, senza bisogno di snaturarti musicalmente parlando. Diventa Guè o muori provandoci.”



Non è invece d’accordo Luca Bellomo che su la scimmiapensa.com tritura l’album del guercio con un lapidario ”monotono” mantenere le stesse sonorità dal 2000, parlare costantemente di armi, mafia, gang, donne e di come ti rovino se parli male di me, potrebbe essere ormai un po’ demodè. ”



C’è da dire che una delle scelte migliori sull’album è sicuramente la produzione. Bassi Maestro è il mostro sacro dell’hip-hop italiano. Impossibile non apprezzarne il gusto e l’estetica, se non il messaggio. densi beat stretti tra sample e anni ’80 che lavorano in perfetta sincronia per raccontare un mondo sonoro che sembra realmente come zombieficato dai primi 2000.