"Live" a distanza con Murubutu (VIDEO)
L'intervista integrale al cantautore rapper e insegnante di Filosofia e Storia
Giovani reporter Zai.net | 27 aprile 2020

Di seguito l'intervista completa dei nostri giovani reporter a Murubutu, di cui potete rivedere il live andato in onda sulla nostra pagina Instagram:

Gianni Bellu, 18 anni, Tempio Pausania


Rap e filosofia: due cose apparentemente non connesse e inconciliabili. Com’è riuscito a far combinare le due cose?
Perché il rap è un grande mezzo espressivo e per me può permettere di trattare i contenuti più disparati, sia di tipo letterario che poetico e, perché no, anche di filosofia. Io non mi occupo tanto di filosofia nelle mie canzoni se non in forma diretta.

Leggendo la sua biografia, mi ha affascinato un sacco il fatto che lei insegni (anche io vorrei diventare professore): oggi si parla tanto di didattica innovativa, coinvolgente, che riesca a rivolgersi direttamente al cuore degli studenti (che stanno abbandonando gli studi in numero sempre maggiore). Secondo lei, si può unire in modo attivo il mondo dell'insegnamento con quello della musica rap?

Innanzitutto auguri a te che ti affacci sul mestiere dell’insegnante perché non sono tempi facili per l’insegnamento a causa di una precarietà di canali d’immissione! Però, sì, penso che il rap possa avere anche una funzione didattica!

Pensando al binomio insegnante-cantautore, non può non venire in mente Vecchioni: ecco, lei si ritrova in questa figura?
In parte sì, perché Vecchioni effettivamente ha continuato a insegnare  anche quando aveva una carriera artistica decisamente avviata, per cui sicuramente è stata una figura che non mi ha ispirato molto a livello artistico, ma a livello esistenziale come modello identificativo, quello sì!

Nicolò Inzaina, 18 anni, Tempio Pausania

Quando ha trovato l'esigenza di scrivere letteratura in musica, d'altronde un perfetto binomio?
Sono sempre stato molto influenzato dai grandi cantautori italiani come Guccini, De Gregori, De André, Gaber, Dalla in parte… noi adesso possiamo trovare i testi delle canzoni di alcuni di quelli che ti ho citato nei manuali di scuola, perché in futuro non può avvenire anche per il rap? La musica e la letteratura vanno a braccetto da tantissimo tempo, il rap è musica e quindi, in base a questo ragionamento, anche rap e letteratura.

Questo momento di emergenza ci costringe alla reclusione. Se dovesse consigliarmi un genere (o un artista) da ascoltare, in particolare, quale sarebbe e perché?
Ovviamente vi consiglio il nuovo disco di Murubutu e Clavergold, “Infernum”… autopromozione a parte, dipende molto da che genere ascolta una persona. Ci sono tante cose che stanno uscendo anche se è un periodo un po’ più in sordina… comunque consiglierei di approfondire un po’ del rap francese, per esempio!

Se le piace ascoltare musica classica, quanto crede sia importante per la formazione musicale e umana?
Sono stato un estimatore di Chopin per molto tempo e penso che sia molto importante, specialmente se utilizzata per fini terapeutici. Penso che sia una risorsa importantissima per un giovane, non deve però essere imposta, come a volte capita, perché poi rischia di sortire l’effetto contrario.

Daniela Muzzu, 18 anni, Tempio Pausania

La musica ha sempre rivestito un ruolo fondamentale nel corso dei secoli, pensiamo al mondo classico e alla fruizione di testi letterari e valori attraverso l’oralità e, quindi, il canto. Ultimamente si sono diffusi generi che prediligono la musicalità al messaggio: le sue canzoni, che uniscono ritmo e letteratura, nascono come un ritorno alle origini o con l’idea di influenzare la nascita di un nuovo genere musicale?
Sicuramente c’è l’influenza del vecchio cantautorato, quindi c’è la volontà di proporre dei testi che hanno caratterizzato gli anni 70 del miglior cantautorato in Italia, attraverso il medium del rap che è una forma più contemporanea.


In un tempo in cui il modo di “fare scuola” è cambiato, pensa che la musica possa essere utilizzata come uno strumento didattico per agevolare gli studenti?
Penso che per chi riesce a utilizzarla in modo efficace sia una grandissima risorsa! Io non la uso tantissimo, solo occasionalmente, però chi riesce a utilizzarla aggiunge un valore notevole alle lezioni. Molti colleghi mi dicono che utilizzano la mia musica, con funzione didattica.


Dalia Doneddu, 16 anni, Tempio Pausania (SS)


Nella nostra attualità, in cui i giovani hanno la costante sensazione di essere isolati e soli nel proprio mondo, crede che la musica, specialmente trattante argomenti quali quelli trattati da lei, possa aiutarli a farli sentire uniti da sentimenti comuni e possa contribuire a far nascere in loro un senso di identità?
Sì, sicuramente la musica è un argomento di grande unione, ma soprattutto un modello di identificazione, che può unire attorno a determinati valori. L’importante è che gli artisti propongano dei valori positivi, secondo me!

Spesso nella musica si tende ad evitare determinati argomenti considerando i giovani e giovanissimi (che sono i principali ascoltatori di questi generi musicali) “immaturi” e non capaci di piena comprensione. Crede che invece rapportarsi con argomenti che scendano nel profondo senza limitarsi al “superficiale” porti a riflettere anche tali fasce d’età e che, anzi, le aiuti anche in prospettiva al futuro?
Sono assolutamente d’accordo: io nel mio piccolo penso da sempre che i giovani (e forse questa è una deformazione professionale!) abbiano bisogno di stimoli di tipo culturale e quindi è fondamentale metterli anche nelle canzoni. Sono tanti quelli che mi mandano messaggi e dimostrano che colgono i miei stimoli e li sviluppano con una ricerca autonoma.


Lorela Bida, 18 anni, Novafeltria (RN)


Quello che trasparisce dalla sua musica è una sorta di "poesia cantata" con argomenti che possono variare dalla letteratura classica all'arte vera e propria. Come fa a intrecciare argomenti che normalmente risulterebbero noiosi tra le fibre di un genere musicale così contemporaneo (e spesso violento) come il rap?
Che sia violento dipende un po’ anche dagli artisti che si ascoltano, io penso che il rap abbia delle grandi potenzialità a livello espressivo e che questi si coniughi benissimo con dei temi importanti, trasversali. Ho sempre lavorato in questa direzione perché penso che il rap, più di altri generi, abbia una quantità di parole e di utilizzo di figure retoriche che vanno di pari passo con la letteratura.

Avendo delle importanti radici da professore, quanto è stata importante l'esperienza in aula nella creazione dei suoi pezzi? Le è mai capitato di ispirarsi a qualche alunno o a qualche fatto accaduto in classe?
Questa domanda è molto interessante e la risposta è sì, perché sia da insegnante di ruolo che da insegnante di sostegno (ruolo che ho ricoperto per molti anni) ho avuto a che fare con la realtà di alcune vicende familiari di studenti e soprattutto con la realtà degli studenti disabili, per cui sono nate, per esperienza diretta, canzoni come “Marco gioca sott’acqua” o la stessa “Grecale”.

Stando in contatto con il mondo della musica per tanti anni sicuramente avrà avuto a che fare con giornalisti e interviste di qualunque tipo, con diversi round di domande ripetute anche più volte. Quale sarebbe, invece, una domanda che vorrebbe che le facessero e che magari non le hanno ancora mai fatto?

Per esempio “cosa ti piace fare oltre che il rapper e l’insegnante?” innanzitutto sono un grandissimo attaccante a biliardino, prima cosa! Sono un collezionista di libri e mi piace tantissimo camminare in mezzo alla natura… e tante altre cose ancora!

Andrea Denaro, 18 anni, Torino

Sono convinta che la sua musica possa avere un grande impatto sui giovani e avvicinarli alla letteratura, la storia e la filosofia. Secondo la sua opinione, lavori del genere possono realmente portare un cambiamento nel modo che hanno i giovani di vedere argomenti che reputano puramente scolastici e incrementare l'interesse per la cultura?
Penso di sì, nel mio piccolo mi rendo conto che alcuni brani come “l’armata delle tecniche” o “la battaglia di Lepanto” sono stati ben accolti e hanno stimolato alla ricerca anche studenti che magari mi hanno testimoniato, erano un po’ refrattari a recepire alcuni tipi di contenuti. A maggior ragione, l’ultimo album con Clavergold, parla di un argomento assolutamente scolastico.

Ascoltando l'album “Infernum” ho notato che spesso si passa dalla narrazione in terza persona ad un io narrante e mi sembra che questo renda più evidente che, nonostante la lontananza nel tempo, le emozioni descritte sono eterne e riproponibili. Può raccontarci il perché di questa scelta? È stato difficile dar voce in prima persona a personaggi letterari in apparenza così lontani dalla nostra realtà?
Io sono un grande lettore, per cui spesso molte suggestioni le colgo attraverso dei testi di cui magari sviluppo solo delle costole. Soprattutto io sono un grande lettore di mitologia e di letteratura e narrativa dell’800, quindi diciamo che certe dinamiche che sono decisamente superate e certe ambientazioni che ci risultano antiquate… ecco, diciamo che io invece ci colloquio abbastanza spesso!

Gianni: Qual è il suo mito preferito, visto che ha detto che è un appassionato di mitologia?
Probabilmente il mito di Sisifo.



Gloria Napolitano, 16 anni, Torino

Lei è riconosciuto come maestro indiscusso del cantautorato e storytelling italiano di questa generazione. Qual è il processo che si innesca e le permette di raccontare così bene storie che sono allo stesso tempo molto realistiche e profondamente allegoriche?
Sicuramente l’insegnamento che ho tratto dalla lettura delle grandi opere e in secondo luogo anche il fatto che, secondo me, per esprimersi, bisogna essere motivati a livello emozionale. Quindi quando certe canzoni che sono estremamente emotive e che hanno un grande bagaglio empatico, possono essere espresse solo se dietro c’è un grande impatto emotivo. Certe storie, certe canzoni funzionano perché sono stato io il primo a emozionarmi nel conoscerle e poi nello scriverle.

Il 25 marzo, Dante Day, è uscito il singolo tratto dall'album "Infernvm". Come è nata la collaborazione con Clavergold e quali sono stati i passaggi più difficili nella rivisitazione di un testo così complesso ed importante per la nostra letteratura?
La collaborazione con Clavergold è nata nel tempo ed era da parecchio che volevamo fare qualcosa insieme. Lavorare a “Infernum” ha richiesto un’ampia fase di documentazione, una lunga fase di confronto e poi soprattutto grazie a Clavergold abbiamo attualizzato delle tematiche che io invece avrei reso in modo molto più didascalico!

Nel panorama del cantaurato italiano ha sostenuto più volte di essere un grande fan di Guccini, dal punto di vista rap, quali sono stati i suoi "idoli" o fonti di ispirazione ai suoi esordi?
Tra tutti sicuramente Lou X, però anche altri punti di riferimento nel rap italiano come Isola Posse, sicuramente… dal punto di vista internazionale sicuramente Public Enemy!


Francesco Zago, 18 anni, Terni


Ascoltando INFERNVM sembra che ci siano più di un inferno, come se ognuno nella sua vita convivesse con uno di questi (Pier vittima di un sistema che pretende il massimo, Ulisse che paga per aver cercato la conoscenza, Taide svuotata da una realtà che non sa cambiare...) A cosa pensa che sia dovuto? Legami sempre meno solidi, società opprimente, o altro?
Ognuno di noi ha una serie di propri inferni personali; la grande attualità dell’opera di Dante è che descrive delle dannazioni che sono trasversali alle epoche. A volte non sono neanche peccati, sono solo sofferenze e vengono estremamente contestualizzati, ma anche aperti alla trasversalità del tempo. Questo è anche il motivo per cui la Divina Commedia e l’Inferno, nella sua cantica, è una delle più grandi opere non solo italiane, ma dell’umanità intera.

Negli anni ha raccontato di venti, di mari, di notti... La narrazione è uno strumento potente, come crede che possa influire sulla situazione in cui viviamo il modo in ce la raccontano (o in cui noi la raccontiamo)?
Sul modo di vivere la pandemia sicuramente la narrazione che ne facciamo influisce moltissimo. Noi viviamo in una società estremamente fondata sulla comunicazione, anzi dove gli stessi atteggiamenti di tipo politico e sociale vengono gestiti ad un livello comunicativo, quindi un evento come questo che è così sociale e così comunicato, sia quello che dicono i mass media, sia quello che noi ci diamo a noi stessi nell’interpretare gli eventi sicuramente sono fondamentali per viverla in un modo o nell’altro. Penso ad esempio a “Cecità” di Saramago, dove si parla della diffusione della cecità come una pandemia e degli atteggiamenti delle persone che vengono coinvolte.

Giada Lettonja, 17 anni, Torino

I suoi brani sono ricchi di riferimenti letterari. È nata prima la sua passione per la letteratura, che ha deciso di portare in un contesto diverso al quale si è successivamente avvicinato, o viceversa?
Probabilmente è nata prima la passione per il rap o, più in generale, per la musica, diciamo: ho sempre letto, ma ho iniziato a leggere intensamente solo quando avevo vent’anni, invece a quindici già facevo rap.

In una precedente intervista ha detto che preferisce non legarsi troppo ad un'unica opera, ma usarla piuttosto come cornice per sviluppare una storia nuova, più amplia. Cosa l’ha portata invece a scegliere la Commedia come punto cardinale del suo ultimo album?
Abbiamo scelto la Divina Commedia (è stata una proposta di Claver, una sua idea, non mia) perché ci sembrava che fosse, in primo luogo, stimolante parlare dell’Inferno in un momento in cui ognuno di noi ha i suoi vari inferni personali (e poi i tempi che sono venuti lo hanno dimostrato ancor di più). In secondo luogo perché avevo bisogno di nuovi stimoli musicali, anche espressivi, quindi perché non partire da un’opera base della letteratura italiana per trovare nuovi stimoli? E così è stato.

Francesco: Mi rendo conto che sembra quasi come prima di scrivere i suoi album si sente tutto il lavoro che c’è dietro sul materiale, penso anche a Tenebre nella notte. Non sono nella sua mente e non so cosa l’ha spinta a scegliere la notte come tema, ma penso che ci sia stata dietro una riflessione importante, che è anche il motivo per cui molti di noi presenti qui la ascoltiamo!

Elio Sanchez, 19 anni, Sant’Antioco (SU)


Salve professore, uno dei suoi ultimi album ha tutte le canzoni con nomi di venti, come mai questa decisione? Com’è nato “L’uomo che viaggiava nel vento (E altri racconti di brezze e correnti)”?
Chi mi segue sa che io solitamente propongo dei concept album, questo nello specifico l’ho dedicato al vento perché volevo restringere il bacino metaforico rispetto all’album precedente che era dedicato al mare e poi perché il vento è la prima fonte di vita, visto che trasporta i semi da un posto all’altro. È stata una metafora sia dal punto di vista naturalistico che esistenziale.

In questo periodo, a scuola stiamo facendo Marx, Weber e la scuola di Francoforte: quale crede sia la teoria che rappresenta maggiormente la società che viviamo al mondo d'oggi?
È difficile individuare una teoria sistematica… quella di Marx probabilmente è stata l’ultima teoria comprensiva perché si fondava su quella di Hegel che è l’ultimo grande sistema filosofico metafisico dell’epoca moderna. Interessante è la lettura di Marx anche se è molto più interessante la lettura di Weber, perché quando Weber va a criticare Marx va a sottolineare solo quelli economici e non quelli più filosofici spirituali che invece devono essere fondamentali per una lettura onnicomprensiva di quella che è la società di oggi.

Visti alcuni suoi versi mi sono venuti in mente, in diversi passaggi, alcuni aspetti della filosofia buddista: cosa pensa di questa filosofia, nello specifico?
Non sono particolarmente vicino alla meditazione e alla filosofia orientale, però ho avuto modo di conoscerla attraverso Schopenahuer e ci sono degli aspetti che sono decisamente interessanti.

Francesco: Ricollegandomi a quanto ha detto prima su Marx pensavo anche alla critica che gli muove Laval di come sia privo di spirito, che esuli dalla semplice struttura economica. È la realtà effettiva anche odierna? C’è troppo poco oltre all’economia?
La società odierna, come ho detto prima, si fonda tantissimo sull’economia, ma anche sulla comunicazione. Se noi consideriamo come vengono comunicati i meccanismi economici, capiamo che la comunicazione può fare la differenza. I meccanismi che sottostanno alla società non sono solo di tipo economico, ma anche di tipo linguistico, sociologico… sicuramente una riflessione da fare ad ampio spettro e non limitandola a un solo ambito disciplinare.

Alessia Nolis, 16 anni, Tempio Pausania (SS)

Da dove nasce l’idea di trattare nelle sue canzoni argomenti di filosofia, storia anziché dedicarsi ai classici ”topoi” trattati nelle canzoni hip hop?
Secondo me è limitativo fermare il rap a quei quattro/cinque macroargomenti che caratterizzano il genere. Quando c’è una grande potenzialità espressiva come nel rap è opportuno utilizzare una grande varietà di argomenti che possono essere veicolati.

Essendo lei un insegnante, il fatto che produca musica così moderna quanto ha influito sul suo metodo di insegnare agli studenti gli argomenti che tratta nei suoi pezzi?
In realtà è più l’influenza dell’insegnante sul rapper che viceversa. Dal punto di vista disciplinare/didattico rimango un insegnante abbastanza tradizionale; non uso il rap in classe e soprattutto non uso il mio.

 

Raisa Stoiean, 19 anni, Terni


Come mai la passione per una materia così specifica come la filosofia? Quando è nata? Ha cambiato il suo modo di vivere e di rapportarsi agli altri?
È nata alla fine del liceo forse perché ho avuto un insegnante che non faceva filosofia in classe: la faceva in maniera molto parziale e ci lasciava la possibilità di non studiare. Questa cosa mi ha portato ad avere curiosità verso la filosofia, portandomi a farla all’Università, ad approfondirla e quindi ad appassionarmici e a riversarla, anche se in modo indiretto nella mia musica.

Talvolta la scuola italiana viene criticata in quanto i metodi sono spesso definiti "all'antica"/ non molto coinvolgenti...invece il suo modo di unire dimensione artistica a quella scolastica appare come un qualcosa di molto originale, piacevole, nuovo. Ritiene che questi suoi metodi possano essere in qualche modo di ispirazione anche per altri docenti oltre che per gli alunni?
Vivendo la scuola da dentro e vivendola tutti i giorni, è vero che la scuola a livello di programmi ministeriali andrebbe aggiornata ed è vero anche che andrebbero sviluppate delle potenzialità che ha e che non vengono dispiegate, ma è anche vero che la differenza la fanno i singoli: conosco tantissimi insegnanti in gamba che usano metodi innovativi, che si spendono in prima persona e danno il massimo. Ricordiamoci che la scuola non è solo struttura, ma anche persone e a volte le persone valgono tanto.

Filippo Pelicani, 17 anni, Bologna


Da chi trae maggiore ispirazione, musicalmente parlando?
Ultimamente sto ascoltando molto new soul, musica urban… quindi rispetto al primo periodo sto ascoltando molta più musica ibrida nell’ambito urban. Preferisco un pezzo che ha delle contaminazioni melodiche soprattutto di voci femminili.


Michela Putzolu, 16 anni, Tempio Pausania (SS)

Cosa o chi l’ha spinta e ispirata ad approcciarsi al mondo della musica? Come ha deciso di diventare Murubutu?
Sono sempre stato un grande appassionato di musica e cultura giovanile già da piccolissimo: questo mi ha portato a voler sviluppare quello che era la mia creatività in qualche modo. Prima mi sono dedicato più al disegno, poi allo sport, poi alla fine ho trovato la mia vocazione nel gioco delle parole e diciamo che questo è stato inizialmente una valvola di sfogo che ha trovato, nel corso del tempo, una sedimentazione e uno sbocco professionale.

Francesco: In uno dei primi pezzi di “Infernum” viene condannato e gli viene tolto l’uso della parola: pensa che sia effettivamente la pena più grande che potrebbe subire?
Penso ci siano sicuramente punizioni peggiori della perdita dell’uso della parola, però per me che sono un rapper, un insegnante e uno che con le parole ci lavora e ci gioca tanto, sicuramente sarebbe un enorme motivo di sofferenza. Per questo l’ho messo come punizione per la legge del contrappasso: in virtù del fatto che ne ho forse abusato tanto, ecco che vengo punito con l’assenza totale di parole.

Quale legame c'è tra la sua musica e ciò che insegna tra i banchi? Funziona come Superman e Clark Kent il passaggio da Alessio Mariani a Murubutu?
Diciamo che sono due figure simmetriche: non è esattamente alla Clark Kent perché non ho un personaggio che propone contenuti che non mi appartengono. Non sono uno che finge di essere qualcun altro: anche come rapper ho dei contenuti di tipo culturale, quindi quello che penso di fare è essenzialmente lo stesso lavoro, sia dietro la cattedra che sopra al palco.

 

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