Dpcm, tra chiusure e divieti scattano le rivolte
Varie le proteste che si sono scatenate negli ultimi giorni a causa del coprifuoco e dei divieti imposti dall'ultimo Dpcm
Laura Marta Di Gangi | 26 ottobre 2020

Da oggi 26 ottobre, ha inizio l’ultimo Dpcm emanato dal Presidente Giuseppe Conte nella giornata di ieri. Diverse le chiusure imposte dal decreto, come bar, ristoranti e gelaterie alle ore 18; definitiva la chiusura di cinema, teatri, discoteche, palestre e piscine. Il premier ribadisce la grandezza dell’Italia e della sua forza con cui è stato in grado di superare il primo lockdown e che ora più che mai serve a evitare una seconda chiusura generale.

Come hanno reagito le regioni?

In diverse regioni non sono mancate però le proteste sia per i coprifuochi imposti dai presidenti di regione che per la chiusura delle attività di ristoro. In Sicilia diverse sono state le città in cui sono state mosse manifestazioni contro l’ultimo Dpcm e che hanno visto la partecipazione non violenta di ristoratori che hanno voluto far sentire la propria voce e le proprie esigenze. Disordini anche a Roma, dove nella notte di sabato sera numerosi erano i cittadini che urlavano contro una “dittatura sanitaria e il coprifuoco”. Le proteste più violente si sono invece, manifestate a Napoli dove parte della popolazione ha deciso di far sentire la propria voce in maniera tutt’altro che pacata. Anche a Milano e Bari l’estrema destra e i complottisti si sono preparati per scendere in piazza contro il coprifuoco. Manifestazioni organizzate dai commercianti attraverso i social network che hanno come unico scopo quello di far comprendere al governo che attività commerciali come ristorati o bar non possono subire una chiusura alle ore 18, poiché il loro guadagno lo hanno nelle ore serali.

E le scuole?

Ma le polemiche non sono state solo da parte dei commercianti, ma anche da parte di presidi, insegnanti e parte degli alunni degli istituti superiori che a partire da oggi hanno dovuto dare avvio nuovamente alla didattica a distanza. Gli istituti avranno un giorno di tempo per adeguare la percentuale del 75% alla DaD, cosa che non va a genio al presidente Giannelli, il quale dichiara che: "così facendo si lede l’autonomia delle scuole di decidere da sé gli orari e le modalità secondo cui adoperare nella propria scuola". disagi che compiscono anche i numerosi alunni che dopo quasi 8 mesi non si trovano ancora nelle giuste condizioni per poter seguire le lezioni online, sia perchè non hanno a disposizione i giusti mezzi sia perchè il sovraccarico delle piattaforme rischia sempre di bloccarsi sul bel mezzo della spiegazione. Infine la ministra Azzolina ha affermato che: “Il monitoraggio settimanale dell'Istituto Superiore di Sanità dice che la trasmissione del virus dentro le scuole è ancora limitata. Il numero di focolai a scuola è sceso.” Questo fa capire come la scelta di chiudere le scuole per la ministra non sia stata un’ottima idea in quanto i focolai si sviluppano altrove.