La scuola italiana è una comunità accogliente nella quale tutti, a prescindere dalle condizioni personali, trovano opportunità per realizzare esperienze di crescita. Una intensa e articolata progettualità accompagna l’inclusione degli alunni con disabilità. Con queste parole, riportate sul sito ufficiale del Ministero dell’Istruzione e del Merito, la scuola italiana promette di promuovere l’inclusività soprattutto in ambito scolastico. Ma è proprio così?
I dati sull'inclusivita nell'anno scolastico 2022/2023
Quasi 338 mila gli alunni con disabilità che frequentano le scuole di ogni ordine e grado, il 4,1% del totale degli iscritti (+7% rispetto al precedente anno scolastico). Si è registrato un miglioramento dell’offerta degli insegnanti per il sostegno (+10%) e il rapporto alunno-insegnante, pari a 1-6, è migliore di quello previsto dalla legge, anche se 1 insegnante su 3 non ha una formazione specifica e il 12% viene assegnato in ritardo.
Uno dei maggiori problemi è la forte discontinuità nella didattica: il 60% degli alunni con disabilità cambia insegnante per il sostegno da un anno all’altro, il 9% nel corso dello stesso anno scolastico. Inoltre per quanto riguarda i ragazzi con disabilità motoria i dati Istat riportano che solo il 40% degli istituti scolastici italiani è per loro completamente accessibile. E possiamo davvero parlare di inclusione quando ben 6 ragazzi disabili su 10 non possono partecipare a gite scolastiche con pernottamento?
Il ruolo dell'Unione europea
L’Unione Europea gioca un ruolo fondamentale nella promozione di un’istruzione inclusiva. Infatti, la Raccomandazione del Consiglio relativa ad approcci di apprendimento integrato invita gli Stati membri dell’UE a sostenere l’inclusione di tutti gli studenti in percorsi di istruzione e formazione di qualità. Sebbene tuttora dibattuto tra le classi politiche di molti paesi, il tema dell'inclusione è stato affrontato in maniera diversa in ogni stato europeo, con coerenza rispetto al proprio particolare sistema scolastico e a seconda dell’obiettivo da raggiungere.
Parlando della Svezia, possiamo affermare che il suo sistema scolastico è ben finanziato e supportato da una solida legislazione. Accanto ad insegnanti ben formati troviamo figure specializzate come consulenti pedagogici e psicologi. La Germania, pur avendo compiuto numerosi progressi, deve ancora confrontarsi con numerose sfide, dovute alla struttura del suo sistema scolastico, caratterizzato dalla suddivisione in scuole diverse sulla base dell’abilità accademica. Il sistema scolastico danese è invece considerato il migliore d’Europa, le sue leggi supportano l’inclusione nelle classi e negli ambienti scolastici sono sempre presenti figure come logopedisti e terapisti, che affiancano insegnanti ben formati sul tema. Per quanto riguarda i Paesi Bassi, ci sono ulteriori differenze: qui le scuole ricevono fondi sulla base delle esigenze specifiche degli studenti e ogni alunno con disabilità riceve un piano educativo personalizzato. La Francia possiede una lunga storia di educazione separata per gli studenti con disabilità, ma è riuscita negli ultimi anni ad aprirsi verso una politica d’inclusione, attraverso l'integrazione con il sistema sanitario francese.
Anche la Spagna sta facendo passi avanti, utilizzando sempre più le sue risorse per leggi che promuovano l'inclusione. Possiamo notare un evidente miglioramento dello scenario europeo nel corso del tempo per quanto riguarda i metodi di inclusione, la strada da percorrere, però, sembra ancora lunga ed è importante, soprattutto per un paese eterogeneo come l’Italia, dare il giusto valore alla diversità che se accolta e compresa può diventare un grande punto di forza.