Tutti gli studenti delle scuole superiori italiane per completare il proprio percorso di studi devono raggiungere una quota prestabilita di ore finalizzate all'apprendimento di competenze trasversali e di orientamento, il cosiddetto PCTO. A volte sembra noioso e inutile, e per molti lo è. Ho pensato la stessa cosa quando all'alba del terzo anno mi sono trovata a scorrere sul computer centinaia di slide sul funzionamento di una banca e a compilare un form di verifica in cui le mie conoscenze apprese erano pari allo zero. Si trattava di un PCTO obbligatorio scelto da non so chi per tutti gli studenti, a prescindere dalle loro passioni e ambizioni. A farmi sbadigliare davanti alla tastiera non era tanto l'argomento in sé, ma più la forma poco coinvolgente ed empatica con cui mi veniva presentato. Poi un giorno al posto della professoressa di italiano è entrata in classe una giornalista e senza saperlo mi ha cambiato la vita.
In effetti non è proprio entrata in classe, meglio dire che ho acceso il computer e l'ho trovata lì davanti, sullo schermo. Erano gli anni del Covid e la camera da letto era la mia classe. Nessun contatto, solo la propria famiglia a litigarsi gli spazi della casa e le voci computerizzate di professori, amici, compagni. Soprattutto, erano "gli anni migliori" dei social, diventati il vero e proprio mezzo di informazione preferito dal mondo, ma anche gli anni dei dubbi e delle paure degli adolescenti, me compresa. Come saranno le nostre vite una volta usciti da casa? Cosa mi piacerà fare da grande? Sarà sempre così la vita? Io queste domande me le sono fatte tutte, forse anche di più, ed è in quel momento di incertezza che ho incontrato i giornalisti di Zai.Net e ho scelto la mia strada. Non sapevamo di averne bisogno ma quel corso in quel momento esatto della nostra adolescenza ci ha lasciato molto più di qualche ricordo: nell'epoca delle fake news e delle prime forme di intelligenza artificiale accessibile a tutti abbiamo imparato a navigare sul web con consapevolezza, a muoverci sui social media con occhio critico, a leggere il mondo in maniera diversa. Qualche anno dopo l'Italia avrebbe dovuto prendere coscienza della piaga dei femminicidi e il mondo intero fatto i conti con un genocidio: la stampa ha avuto in entrambe le questioni un ruolo fondamentale, e forse sono state proprio quelle chiavi che il corso ci ha lasciato a permetterci di comprendere, con un po' di consapevolezza in più, che la narrazione dei fatti a volte modella la realtà e che saper distinguere il vero dalla propaganda, dalla narrazione di parte e guidata dagli stereotipi, è un dono che ci porteremo dentro per sempre.
Ho sempre avuto un certo interesse per le storie altrui, per i racconti di Fallaci e per i programmi della domenica sera in cui ti spiegano tante cose che nessuno sa e che dovremmo invece sapere (avrei scoperto più tardi chiamarsi giornalismo d'inchiesta e che sarebbe stata la mia vocazione), così quando mi hanno spiegato che potevo fare della mia passione un mestiere, ci sono cascata. Dico che ci sono cascata perché in alcune cose bisogna lasciarsi cadere nel vuoto e imparare, con il tempo, ad apprezzare l'aria fredda sul viso: è difficile scegliere di diventare una di quelle persone che è sulla bocca di tutto il Paese perché inutile, magari pericolosa, di parte, piegata ai soldi facili piuttosto che dedita alla verità...insomma pensate a una qualsiasi cosa brutta e state certi che sarà stata già detta a proposito della classe giornalistica attuale. Dopo la maturità ho intrapreso il lungo percorso per diventare ufficialmente una giornalista, mi sono rifiutata di pensare che il giornalismo fosse solo un mucchio di raccomandazioni, articoletti di gossip contrari a ogni codice deontologico o peggio ancora una serie di titoli comodi ai politici al potere. Ho incontrato sulla mia strada persone che hanno creduto in me senza nessuna esitazione, molto più di quanto io abbia mai creduto in me stessa, e da cui ho imparato l'amore per uno dei mestieri più nobili che conosco. Ho imparato che la passione per il proprio lavoro per alcune persone è un fuoco alimentato dalla speranza di poter migliorare le cose, di essere anche solo una goccia in quel mare profondo di Dalla, e che non c'è cosa più bella che apprendere da queste persone. Ho imparato che non c'è atto di amore più grande che avere fiducia nei ragazzi. Ecco come un PCTO e una redazione mi hanno cambiato la vita.
So che la notizia dovrebbe parlare da sola, che non dovrei parlare di me o fare emergere le mie opinioni; ma questo è il mio ultimo articolo da "non giornalista" e voglio ricordarmi così: mentre mi permetto di infrangere il metodo un'ultima volta.
