Astensionismo giovanile: chi ci ha perso, i ragazzi o la politica?
Quando si parla di giovani e politica, lo si fa spesso come se fossero due mondi inconciliabili. Due parole che si guardano da lontano, senza toccarsi. Ma non è solo una percezione: i dati raccontano una realtà preoccupante
Nicolò Paganelli | 8 luglio 2025

Alle elezioni politiche del 2022, ben il 40% dei giovani tra i 18 e i 34 anni ha scelto di non votare. Un dato che non è figlio del caso, ma di una tendenza in crescita da decenni: nel 1992, gli astenuti in quella fascia erano appena il 9%. Siamo di fronte a un problema strutturale, che si trascina da anni e continua a essere ignorato. Se ne parla poco nei talk show, quasi mai nei telegiornali e ancora meno sui social, dove anche i giovani dovrebbero essere protagonisti.

Perche i giovani non votano?

Le cause della disaffezione verso la politica sono molteplici: la mancanza di comunicazione diretta, l'assenza di rappresentanza reale, una scarsa educazione civica nelle scuole e un senso di sfiducia sempre più radicato verso il voto, percepito come uno strumento vuoto e inefficace. Le classi politiche, sia di destra che di sinistra, hanno sistematicamente ignorato le istanze dei giovani. Nessuno si è davvero battuto per i loro diritti. Gli affitti insostenibili nelle città universitarie, come Bologna, scoraggiano molti dal continuare gli studi. Gli stage e i tirocini sono spesso sottopagati, se non gratuiti, e persino i dottorandi vivono in condizioni economiche precarie. Sono problemi noti e visibili. Eppure, la politica osserva e non agisce. E i giovani, inevitabilmente, si allontanano.

Un tema cruciale è l'educazione civica. Da qualche anno è stata reintrodotta come materia scolastica, con l'obiettivo di formare cittadini consapevoli dei propri diritti e doveri. Conoscere il funzionamento delle istituzioni, il sistema elettorale, la Costituzione, dovrebbe essere parte integrante dell'istruzione e della formazione del cittadino. E soprattutto, bisognerebbe far capire che il diritto di voto è frutto di una lunga e dolorosa lotta democratica. È un'eredità della Resistenza, e come tale dovrebbe essere percepita come un privilegio, non un optional. Ma nella realtà scolastica, l'educazione civica è spesso relegata a ruolo marginale. In molte scuole, si danno voti altissimi senza verifiche o interrogazioni. Il messaggio che passa è chiaro: questa materia non conta. E se la scuola non prende sul serio la formazione politica, perché dovrebbero farlo gli studenti?

La politica, poi, non è colpevole solo di aver ignorato i giovani: ha anche perso, pezzo dopo pezzo, la propria credibilità. Scandali, inchieste, trasformismi hanno alimentato un senso diffuso di sfiducia e immobilismo. Dalla stagione di Tangentopoli in poi, l'astensionismo tra i giovani ha continuato a crescere. Il trasformismo parlamentare - con deputati che cambiano casacca da un giorno all'altro - ha minato il senso stesso di rappresentanza. Se chi viene eletto con un programma poi passa senza scrupoli al fronte opposto, che valore ha il voto? A ciò si sommano episodi di corruzione e clientelismo, raramente seguiti da conseguenze reali, che consolidano un'idea ormai comune: "i politici sono tutti uguali". E quindi, tanto vale non votare. 

Quindi chi ci ha perso, i giovani o la politica? Si può affermare con chiarezza: è la politica ad aver perso i giovani, non il contrario. In Italia ci sono ragazze e ragazzi che vogliono lottare, che si impegnano ogni giorno per ottenere maggiore rappresentanza e cambiare le cose. C'è ancora speranza per una nuova stagione politica, ma per costruirla bisogna coinvolgere tutti, dimostrare che la politica non è qualcosa di sporco o inutile, ma uno strumento - forse il più potente - per migliorare le nostre vite e trasformare la società. In più, se non facciamo la politica uno dei nostri interessi, saremo costretti a adattarci a ciò che l'altra metà del paese vota e decide. Lo diceva già allora un personaggio molto più autorevole di me, Enrico Berlinguer: "La prima, essenziale, semplice verità che va ricordata a tutti i giovani è che se la politica non la faranno loro, essa rimarrà appannaggio degli altri."

Dunque, occupatevi di politica.