Social net-war(k)
Tra disinformazione e ironia, sull'Ucraina ci si scontra anche online
Sofia Mirri | 18 aprile 2022

Si tratta di una guerra proiettata sui piccoli e grandi schermi quella tra Ucraina e Russia che, a partire dal 24 Febbraio scorso, si è rivelata essere ben diversa da qualsiasi scontro passato. Una guerra che non è combattuta solo sul terreno della nazione ucraina invasa ma anche da, e tra, i social network. Da parte loro infatti, i media più utilizzati e scaricati al mondo hanno sentito l’obbligo morale di bloccare gli influencer e i profili delle agenzie russe impegnati nella diffusione di propaganda e, di conseguenza, di fake news.

Un'arma sempre attuale: la disinformazione

Twitter per primo, lo scorso 10 Marzo, ha scagliato un colpo decisivo al profilo dell’ambasciata russa a Londra, eliminandone un post che smentiva la notizia del bombardamento di un ospedale a Mariupol, cittadina dell’Ucraina sud-orientale. L’azione del social ha scatenato un’immediata reazione a catena: nell’arco di poche settimane, numerose pagine russe destinate alla produzione sistematica di fake news sono state eliminate da Instagram, Facebook e Youtube. Addirittura Meta, l’impresa statunitense di controllo dei più importanti media, ha deciso inaspettatamente di consentire la pubblicazione, da parte dei profili social ucraini, dei “post d’odio” contro le forze militari nemiche, definendoli come espressione di autodifesa e di libertà di parola. Se da una parte tali decisioni hanno certamente decretato un passo in avanti nello sviluppo della guerra, dall’altra però esse non bastano a bloccare il flusso di false informazioni ormai avanzato nella nazione russa. Ad accorgersi di ciò sono soprattutto i giovani ucraini che, sentendo amici e familiari stanziati nel territorio nemico, ricevono racconti di guerra diversi e contrastanti con i loro; resisi conto della mancata consapevolezza dei civili russi, essi iniziano così a diffondere video, immagini e tiktok, per dimostrare che l’incubo di cui parlano è realtà e che a viverlo sono proprio loro, in prima persona.

Le testimonianze su Tik Tok: ironia in guerra

“Voglio essere un piccolo raggio di sole in questo buio” ha affermato una di loro, Valeria Shashenok, durante la puntata di Propaganda Live del 25 Marzo. La giovane invitata è una fotografa di Chernihiv, che ad appena vent’anni possiede gli occhi di chi ha visto la guerra ed ha dovuto abbandonare la sua famiglia per vivere più al sicuro. La storia dei bombardamenti, dell’improvviso mutamento nella vita quotidiana dei cittadini ucraini e del sangue che tutt’oggi viene sparso sul suolo della nazione invasa, è contenuta nel profilo Tik Tok della ragazza, che oggi conta più di 1 milione di seguaci. La decisione di filmare la sua personale esperienza e quella del suo intero paese è stata dettata dal desiderio di raccontare la verità, cercando allo stesso tempo di trasmettere agli altri, e anche a sé stessa, un briciolo di speranza e serenità. Per questo nei suoi video traspare sempre dell’ironia e le stesse musiche, scelte come accompagnamento alle immagini, risultano essere vivaci anziché angosciose. Poche settimane fa, al termine di un lungo e faticoso viaggio durato giorni, Valeria è riuscita ad evacuare attraverso un corridoio verde prima in Polonia e poi in Italia, a Milano, dove è attualmente ospite della famiglia dell’influencer Sofia Viscardi; da là, la giovane continua a sensibilizzare i suoi followers riguardo al conflitto e a raccogliere delle donazioni per i suoi concittadini, cercando, come altri migliaia di ragazzi, di contrastare il nemico attraverso la rete mediatica, un’arma che, se usata correttamente, può rivelarsi efficace.