Il cinema del regime fascista
Strumento efficace di persuasione delle masse popolari
Piera Spanò | 28 maggio 2021

L'educazione non si compie esclusivamente attraverso la scuola. Il cinema, sin dai primi anni Venti, è stato uno strumento attraverso cui formare i cittadini. Salito al potere Mussolini, infatti, aveva la necessità viscerale di plasmare per prima cosa le menti del popolo italiano, perché questo arrivasse a identificarsi con l’ideologia stessa del regime. Doveva portare la massa verso un processo di identificazione con il modello da lui propugnato. Quale mezzo migliore se non il cinema?

Il cinema come strumento di persuasione delle masse

La radio e il cinema, pongono nelle mani dello Stato efficaci strumenti di persuasione delle masse popolari. Il fascismo ha trasformato tutti i mezzi dell’organizzazione e delle dimostrazioni di massa che i partiti avevano creato sul terreno della democrazia, soprattutto l’organizzazione dei fanciulli e dei giovani, la valorizzazione politica dello sport, le grandi parate di massa, da mezzi di lotta, delle masse popolari, in mezzi per il loro assoggettamento. Nel 1922 Mussolini affermò di ritenere il cinema “l’arma più forte dello Stato”, avendo intuito quanto fosse un potente strumento di persuasione. Nel 1923 nacque l’Unione Cinematografica Educativa Luce che produsse una quantità di cinegiornali che collocavano come figura assoluta il duce. Lo stesso descrisse l’istituto Luce come “diffusione della cultura popolare e della istruzione generale per mezzo delle visioni cinematografiche, messe in commercio alle minime condizioni di vendita possibile e allo scopo di beneficenza e propaganda nazionale patriottica.”

Il cinema di Mussolini

Il cinema è uno strumento del regime per comunicare i propri ideali; ma allo stesso tempo è un fenomeno artistico che crea opere di notevole pregio. Come il cinema nel Terzo Reich e il cinema sovietico, il cinema italiano del Ventennio, concretamente sostenuto dallo Stato, le cui caratteristiche principali erano: raffigurare i cambiamenti positivi avvenuti con il fascismo, celebrare la marcia su Roma, i valori e l’ascesa del fascismo, raffigurare la grandezza dell’Italia e la dedizione alla patria, raccontare fatti storici inerenti la Storia d’Italia (soprattutto il Risorgimento), narrare le biografie di personaggi storici italiani, per esaltare la superiorità del popolo italiano, esaltare l’Impero Romano, evidenziando la continuità col regime fascista, esaltare il mondo rurale, il colonialismo italiano nella sua missione civilizzatrice. Nel 1932 con l’inaugurazione della Mostra del Cinema di Venezia e nel 1937 con l’inaugurazione di Cinecittà, venne prodotta una serie di film a fini propagandistici pro-conflitto. Il Primo film di propaganda fascista: Il grido dell’aquila (1923) di Mario Volpe, primo film di finzione dedicato alla Marcia su Roma. La figura del Duce viene esaltata e associata a Garibaldi; con evidenti riferimenti biblici,per realizzare cinegiornali e documentari con finalità educative e propagandistiche.Dei 772 film prodotti in Italia dal 1930 al ‘43, circa un centinaio sono di propaganda diretta. Tra i principali: Camicia nera di Giovacchino Forzano (1933), Vecchia guardia di Alessandro Blasetti (1934), Condottieri di Luis Trenker (1937).