Processo Lil Durk, la procura si oppone alla rimozione del giudice
Redazione | 19 novembre 2025

Dopo le minacce inviare dai fan di Durk la difesa ha chiesto di recusare Patricia Donahue

Photo Credits : Francis Dadson by Flickr

Il processo a Lil Durk inizierà il 6 gennaio, ma è già arrivata una sconfitta legale per il rapper. La richiesta di cambiare giudice mossa dal suo team legale, infatti, è stata respinta dai procuratori. Secondo l’accusa, infatti, sarebbe scorretto recusare Patricia Donahue a causa dei messaggi di minacce inviategli dai fan di Durk.

“La legge è chiara nello stabilire che ‘minacce o altri tentativi di intimidire il giudice’ non richiedono ‘normalmente la ricusazione’”, si legge nei documenti dei procuratori ottenuti da AllHipHop, “Seguendo il ragionamento degli imputati, ogni volta che un giudice distrettuale o magistrato venisse minacciato, indipendentemente dalle circostanze, gli imputati avrebbero il diritto di squalificare tutti i giudici”. Secondo l’accusa, quindi, le minacce in questione non sarebbero abbastanza gravi da giustificare la rimozione della giudice o la squalifica dell’accusa, tesi invece sostenuta dagli avvocati di Lil Durk.

Il team di Durk aveva anche accusato lo Stato di non aver informato in anticipo la difesa riguardo ai messaggi, ma i procuratori sostengono di non avere avuto alcun obbligo di avvertirli, dal momento che le minacce erano rivolte alla giudice e non riguardavano alcuna prova del caso. Il tono dei messaggi vocali inviati alla giudice Donahue era effettivamente aggressivo, ma non più di qualsiasi minaccia. “Se gli danno l’ergastolo, io brucio questo fottuto posto”, si sentiva dire nel primo, “Lo brucio fino a terra… Non è un gioco, putt***. Dello stesso tono il secondo: “Liberate Durk, o riduciamo in polvere questo fottuto posto”.

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Secondo la difesa, guidata da Drew Findling, la rimozione della giudice dal caso sarebbe invece fondamentale per garantire a Durk un processo equo: “L’integrità dei procedimenti penali dipende dalla trasparenza e dall’imparzialità. Qui, entrambe sono state compromesse in modo fatale. Poiché queste violazioni colpiscono il cuore del giusto processo e della garanzia costituzionale di ricevere udienze eque davanti a un decisore imparziale, la sola soluzione adeguata è la revoca del caso”.