A tu per tu con Maniviola
Conosciamo insieme questo giovane talento della musica italiana, da non perdere decisamente di vista!
Giuseppe Scaduto | 5 marzo 2023

Come mai hai scelto Maniviola come nome d’arte?

Ho una pessima circolazione e con il freddo (o con l’ansia)  le mie mani diventano fisicamente viola. I miei amici alla  superiori ci scherzavano spesso su e “maniviola” è diventato prima il mio username su Twitter, poi il mio nome d’arte. 

 

Come hai iniziato a fare musica? E cosa rappresenta per te?

Tutta la mia famiglia suona almeno uno strumento e quindi cantare e suonare tutti insieme ha sempre fatto parte della mia vita quotidiana. Ho iniziato a comporre  brani a 17 anni, dopo una serie di eventi che mi avevano  fortemente scombussolato a livello emotivo. Lo sfogo di  emozioni negative è sicuramente un filo conduttore significativo in quello che scrivo, non scrivo quasi mai canzoni per persone a cui voglio bene hahaha. 

 

Hai qualche artista preferito? Pensi che in qualche modo  ti abbia ispirato nello scrivere la tua musica?

Quando andavo a scuola ho scoperto su Youtube il canale  di una ragazza inglese che suonava l’ukulele e scriveva  canzoni, Dodie. Faceva, e continua a fare, musica acustica con testi molto intensi ed introspettivi, e credo che il  suo modo di scrivere abbia influenzato parecchio la mia  musica. Al di là di questo, mi sento molto influenzata dal  cantautorato classico italiano. 

 

C’è un messaggio che vuoi dare con la tua musica? Se  sí, quale? 

La cosa a cui tengo di più è che la mia musica sia sincera e rappresenti ciò che provo o penso. Non ho secondi fini, né progetti di messaggio sociale, voglio solo raccontare le  mie storie e quelle delle persone a me vicine. Credo che raccontare la propria esperienza in modo sincero sia un  ottimo modo per far sentire più compreso qualcun altro  che si trova ad affrontare le stesse situazioni. La cosa bella della musica è che mi fa sentire meno sola, e che mi dà  la possibilità di far sentire gli altri meno soli a mia volta. 

 

La tua canzone con più stream su Spotify è La Canzone  di Lara come nasce questo progetto? 

La Canzone di Lara non è nata come un “progetto”, è stata scritta nel giro di un’oretta, in camera mia, su un giro di accordi molto molto semplice. Sapevo di andare poco  a genio ad una persona per nessun valido motivo, la cosa  mi dava fastidio e quindi ho cercato di mettermi nei suoi  panni e scrivere qualcosa dal suo punto di vista.  

 

Parlaci un pochino del tuo ultimo singolo Bologna.

Bologna è una canzone un po’ diversa rispetto alle mie  solite. Ho un rapporto un po’ difficile con questa città, che nel brano rappresenta sia la città vera e propria, che la  nostalgia e la confusione dei vent’anni. Di solito faccio  musica acustica voce e ukulele, ma questa volta ho deciso di dare più spazio a uno dei miei strumenti musicali preferiti, il basso. Questo strumento rende il sound un po’ più rock. Bologna dice ad alta voce tante cose che non ho avuto il coraggio di dire a nessuno negli ultimi anni, e per  questo sono straordinariamente felice del riscontro positivo che sta ricevendo.