Le rinnovabili del futuro
Finestre fotovoltaiche, eolico offshore e treni a idrogeno: la vera sostenibilità è nelle nuove tecnologie
Raffaele Caliò | 4 ottobre 2022

Fonti rinnovabili = eolico, fotovoltaico, geotermico… ma non solo! Quello delle rinnovabili è un settore in piena espansione e crescita. Scommettere sulle fonti di energia verde significa anche guardare al futuro più avanguardistico e innovativo. Ma quali sono le nuove frontiere del green?

Un esempio può essere quello delle finestre fotovoltaiche, le quali assorbono l'energia solare. Queste si integrano completamente nell'economia estetica della casa, essendo tali e quali a delle normalissime finestre. Più estetiche dei pannelli solari anche se per il momento meno potenti. In ogni caso sono un'ottima soluzione riguardo impatto ambientale e risparmio.

Anche riguardo i trasporti ci sono delle innovazioni interessanti: in Germania (e in Italia a fine 2023) hanno debuttato i treni a spinta a idrogeno, che dovrebbero andare a sostituire i treni a diesel attualmente vigenti. Anche questo sarebbe un ottimo investimento sia a livello economico (in particolar modo sul lungo termine la transazione green ha sempre un impatto positivo sull'erario statale) sia per riguardo l'impatto ambientale, andando a diminuire l'emissione di Co2.

Non solo: per creare energia, una delle soluzioni più all’avanguardia e già molto utilizzata nei paesi del nord Europa, è rappresentata dagli impianti eolici offshore: pale eoliche in mezzo al mare, dove i venti sono più forti e più costanti. In Italia il primo parco offshore è stato inaugurato, con circa 6-7 anni di ritardo rispetto a Germania e Inghilterra e dopo ben 14 anni dal suo annuncio, davanti al porto di Taranto nel 2022. Questo sistema crea fabbisogno energetico annuo per circa 60.000 persone

Attualmente, l'utilizzo delle fonti rinnovabili, nel panorama italiano, porta circa il 35-40% dell'energia totale utilizzata. Dall'inizio delle operazioni speciali in Ucraina e con il rischio di carenza energetica, in Italia si parla da mesi della riapertura delle centrali a carbone, la fonte energetica più inquinante e dannosa che esista. La nostra generazione, particolarmente colpita dall'emergenza climatica, che non porterà solo a disastri ambientali materiali, ma anche a recessioni economiche (entro la fine del secolo è prevista una perdita del PIL di circa il 14%), tensioni sociali e razionamento di beni di prima necessità, si è sentita subito tradita dalla classe politica per questa scelta. Le problematiche produttive, che già di per sé sono una delle principali cause di emissioni di CO2 equivalente, vengono messe in primo piano rispetto alla vivibilità del pianeta nei prossimi decenni, in particolar modo con una scelta scellerata in un paese dove sarebbe possibile riavviare e investire nuovamente sull'energia nucleare, nonostante il referendum del 1987 che coglieva al balzo la paura delle persone. Le centrali nucleari di ultima generazioni risultano essere a bassissimo impatto ambientale e molto più sicure di molte altri centrali che utilizzano fonti differenti (come centrali a carbone e idroelettriche) e vale senza dubbio la pena riaprire il dibattito e rimetterne in discussione l’introduzione.

Negli ultimi tre anni siamo stati molto al di sotto del ritmo necessario per raggiungere gli obiettivi di produzione di energia da fonti rinnovabili che l’Italia si è posta, che ci chiedono di produrre il 72% di energia elettrica da queste fonti entro il 2030. In tutto il 2021 abbiamo infatti installato circa 1300 megawatt tra solare, eolico e idroelettrico. Mentre ce ne servirebbero quasi 2000 ogni anno solo di eolico per rispettare gli obiettivi che ci siamo posti. Questo soprattutto a causa dell’asfissiante burocrazia, che ha fatto slittare a 7 anni la media per approvare un impianto. A causa di questi ritardi, ad oggi, appena il 3,2% dei 20 GigaWatt di progetti eolici per i quali è stata richiesta l'autorizzazione dal 2017 è stato autorizzato. L'altro problema, come sottolinea il profilo Instagram di informazione Will_ita è quello che in gergo si chiama NIMBY (Not in My Back Yard, cioè “non nel mio giardino di casa”), il fenomeno per cui organizzazioni locali, amministrazioni o soprintendenze culturali si oppongono alla costruzione di impianti rinnovabili perché in contrasto con alcuni canoni estetici o regole riguardanti l'uso del territorio a livello locale.

Ma spingere la produzione di rinnovabili non è impossibile. Nel 2011, per esempio, siamo stati i primi al mondo per installazione di nuovi impianti fotovoltaici. Dietro questo boom c'erano incentivi statali per creare nuovi impianti, in particolare il “Conto Energia”, un fondo che attingeva dalle bollette di tutti i consumatori per finanziare la costruzione di nuovi impianti. Guardiamo al futuro perché è solo lì che si possono trovare delle soluzioni realmente sostenibili.