Global Teacher Prize, intervista al Prof. Mazzone
Ecco cosa ne pensa della sua candidatura e dell'attuale situazione nelle scuole
Laura Marta Di Gangi | 20 ottobre 2020

Tra i dieci professori migliori al mondo c’è anche lui, Carlo Mazzone, docente italiano di informatica dell’istituto tecnico industriale “G.B.Bosco Lucarelli” di Benevento.

Il professore il 3 dicembre proverà ad aggiudicarsi il Global Teacher Prize 2020, premio che gli varrà non solo la fama di miglior insegnante al mondo, ma anche un milione di dollari cash da utilizzare in progetti presso la propria scuola.

Non è mancato il commento della Ministra Azzolina, la quale si è complimentata con il professore poiché insegna in un territorio di per sé difficile, ad alta disoccupazione e a rischio di abbandono scolastico e il suo contributo risulta fondamentale per la formazione dei giovani.

Abbiamo intervistato anche noi di zai.net il professor Mazzone, ecco quanto ci ha raccontato sulla sua candidatura e sulla sua esperienza durante questo periodo di crisi pandemica.

Cosa ha provato quando ha saputo della sua candidatura ai Global Teacher Prize?

Io sono stato candidato da JA Italia, una delle associazioni più importanti in assoluto per quanto riguarda l’imprenditorialità nella scuola, con cui collaboro da sette anni. È stato un grandissimo onore e la loro candidatura mi ha fatto un enorme piacere, arrivare poi a questo risultato lo è stato ancora di più.

Come hanno reagito i suoi alunni quando sono venuti a conoscenza della sua candidatura?

Ovviamente sono molto orgogliosi del loro professore, ma prima di tutti sono io ad essere orgoglioso di loro. Sono dei ragazzi fantastici, basta poco per accenderli, basta solo un pò di passione.

Qual è la sua esperienza da insegnante durante il lockdown?

Abbiamo vissuto dei periodi da marzo in poi estremamente complessi, in cui la didattica a distanza è risultata essere l’unica arma a disposizione, seppur la presenza in aula del docente ritengo essere indispensabile, ma in quel momento ha rappresentato l’unico modo per rimanere in contatto con i ragazzi. Ci auguriamo che le competenze acquisite possano servire in futuro per arricchire quella che è la didattica tradizionale. Purtroppo adesso in Campania si è passati nuovamente alla chiusura delle scuole e quindi tutto ciò che ci era servito prima è stato immediatamente utilizzato perché il giorno dopo la chiusura improvvisa tutti erano già pronti. Il problema in queste situazioni è quello di aiutare i contesti più deboli perché non è semplice in una famiglia in cui si hanno più figli che frequentano a distanza riuscire ad avere gli ambienti e i dispositivi adeguati. Bisogna perciò stare attenti e non lasciare indietro nessuno.

Dal momento che lei insegna presso un istituto tecnico, a seguito dell’ultimo Dpcm, come vi adopererete con la parte laboratoriale?

Noi siamo una realtà estremamente laboratoriale in quanto istituto tecnico e questo aspetto è stato il più critico perchè, mentre è più semplice rispettare le distanze richieste in aula, è più complesso rispettarle all’interno di un laboratorio. Ci stavamo dunque organizzando con delle turnazioni, ma a seguito della chiusura qui in Campania delle scuole, fino a fine mese almeno, le attività saranno soppresse. Stiamo procedendo però con la didattica a distanza che in questo contesto viene chiamata didattica digitale integrata, però è un periodo complesso e speriamo con l’aiuto di tutti di uscirne presto.