Vita da matricola
I giovani senatori
Come in tutti gli atenei anche in quello genovese gli studenti votano per avere i propri rappresentanti. Per conoscerne ruolo e funzioni, abbiamo parlato con uno di loro: Andrea Vezzali, eletto per la Rete Universitaria Nazionale
Erica Longo | 13 febbraio 2014
Come nasce il fenomeno di rappresentanza degli studenti in ambito universitario? Qual è il ruolo dei rappresentanti?
La rappresentanza studentesca è uno strumento che gli studenti hanno conquistato a seguito del Sessantotto ed è stato istituzionalizzato dal Parlamento Italiano negli anni ’70. Da allora gli studenti sono rappresentati, attraverso elezioni, negli organi dove vengono prese decisioni che li riguardano. I livelli di rappresentanza sono molteplici, dal singolo consiglio di corso di studi sino (dal 1997) al Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, organo consultivo del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca.
Il ruolo dei rappresentanti è di portare all’attenzione degli organi decisionali le criticità, i problemi e le necessità degli studenti, mediando con le altre componenti (docenti e tecnici amministrativi).

Come è strutturato il Senato Accademico? Quale passo consiglieresti a uno studente volenteroso che desideri accedere a un organo di questo tipo?
Il Senato Accademico è, insieme al Consiglio d’Amministrazione, uno degli organi di governo dell’Ateneo. Esso è presente in tutte le università italiane e rappresenta l’insieme della comunità universitaria. È composto dal Rettore, che lo presiede, da una rappresentanza eletta dai professori, da una, analoga, del personale tecnico-amministrativo e da quattro rappresentanti degli studenti. È un organo con molteplici funzioni in particolare riguardanti le strategie di didattica e ricerca dell’Ateneo.
In democrazia, per fortuna, non ci sono prerequisiti per accedere alle cariche elettive; certo, bisogna avere la volontà di misurarsi con un impegno che va portato avanti con serietà. Non mi sento di dare particolari suggerimenti a chi volesse accedere a questo ruolo. Per quanto riguarda la mia esperienza, prima è venuto il gruppo, con un’omogeneità di idee, e successivamente la mia elezione a rappresentare quel gruppo in Senato Accademico.

C’è molta competizione tra i singoli atenei per fornire i cosiddetti rappresentanti? Statisticamente ci sono facoltà che formano un maggior numero di rappresentanti?
Per quanto riguarda la rappresentanza studentesca a livello nazionale (CNSU) la competizione, più che essere tra liste o candidati di atenei differenti, è tra formazioni di differente orientamento politico. Analogo è il confronto elettorale per ciò che concerne gli Organi di Governo dei singoli atenei, poiché in quelle sedi si assumono decisioni politiche. Molto meno politicizzate e più improntate sulle singole persone sono invece le elezioni nei Consigli di corso di studio e di dipartimento.
Non si può nascondere tuttavia che la partecipazione degli studenti alle elezioni sia storicamente piuttosto scarsa rispetto al potenziale.
Per quanto riguarda l’Università di Genova ci sono differenti esperienze di rappresentanza più o meno felici a seconda delle ex-facoltà. Gli studenti di Medicina o Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, ad esempio, sono molto più coinvolti su questo versante rispetto a quelli di Economia o Scienze della Formazione, vuoi perché i medici hanno avuto rappresentanti più attivi, stimoli maggiori dai docenti o perché frequentano di più. Ci sono quindi ex-facoltà con studenti più organizzati ed altre meno e questo avvantaggia indubbiamente chi si organizza, anche per quanto riguarda le elezioni degli Organi di Governo.

Come si relazionano le diverse università sul piano nazionale e internazionale? Quali sono le iniziative di maggior successo avviate negli ultimi anni fra i rappresentanti?
Gli atenei italiani, pur nella loro autonomia, fanno parte di un unico sistema universitario, il cui vertice è costituito dal Ministero e dal Consiglio Universitario Nazionale. Con le ultime riforme si è sempre più teso a porre i singoli atenei in concorrenza tra loro. Indubbiamente l’autonomia ha i suoi aspetti positivi, tuttavia favorisce una scarsa collaborazione tra strutture, sempre più preoccupate della loro stessa sopravvivenza (a fronte di tagli costanti) che non di una ricerca e di una didattica seria e intersettoriale se non di inter-ateneo.
Sul piano internazionale invece i progressi sono stati notevoli, sia nell’ambito dell’Unione Europea sia extra-UE, in particolare con Cina e Sud America. Sono molte le possibilità di avere esperienze all’estero sia per gli studenti che per i docenti.
Quanto alle iniziative tra rappresentanti di differenti atenei, riguardano in particolar modo il piano nazionale (anche se non mancano scambi di esperienze con rappresentanti esteri). Un esempio: noi di Genova siamo in contatto con i nostri omologhi di Milano e Torino per ciò che concerne una revisione del sistema di contribuzione studentesca.

Ci sono mai stati dissapori rilevanti nel “team”? Come distinguere la critica costruttiva?
Nella mia ancor breve esperienza (sono stato eletto nell’ottobre 2013) abbiamo sempre cercato, finora con successo, di “smussare gli angoli” e di far sì che la componente studentesca in Senato Accademico e Consiglio d’Amministrazione fosse compatta, nonostante le differenti provenienze politiche. Credo che con un po’ di buon senso e ragionando tema per tema sia probabile che continueremo su questa strada, portando avanti ognuno le proprie posizioni, cercando poi di pervenire ad una sintesi. Ragionare in questa maniera infatti ci permette di avere una ben maggiore credibilità e peso nelle decisioni reali dell’Ateneo.

Come descriveresti in tre aggettivi il rappresentante tipo?
Me ne si concedano quattro: attento alle esigenze degli studenti, concreto sulle questioni, disinteressato e mediatore.