Istruire non è più compito della scuola
Bocciata l’educazione sessuale e affettiva nelle classi: dovranno pensarci i genitori
Gaia Canestri | 5 novembre 2025

Mentre i femminicidi continuano ad aumentare e il sistema di prevenzione alla violenza di genere sembra sgretolarsi, ci si chiede quale possa essere la soluzione per affrontare uno dei problemi più urgenti che continua a spezzare vite mese dopo mese. Se il femminicidio è solo la punta dell’iceberg di una profonda frattura che interessa la società intera, allora abbiamo bisogno di partire dal principio e combattere il fenomeno fin dalla sua fase embrionale: gli stereotipi di genere, le battute sessiste e tutti qui comportamenti apparentemente innocui ma che contribuiscono fortemente a un clima di odio e normalizzazione della violenza. 

È a scuola che si impara, ma non stavolta: in concomitanza con il femminicidio di Pamela Genini è stato approvato in Commissione Cultura alla Camera l’emendamento proposto dalla Lega per ammettere l'educazione sessuoaffettiva solo alle superiori e con il consenso dei genitori, escludendo quindi a priori l’insegnamento alle medie. È a casa che iniziamo a muovere primi passi, impariamo a dire le prime parole e ad abbozzare le prime lettere sulla carta; ma è a scuola che da che l’uomo ne ha memoria si impara a mettere in fila le nostre competenze fino a diventare ciò che siamo, o che dovremmo essere: cittadini consapevoli. Rilegare l’insegnamento di una materia delicata esclusivamente alle mura di casa potrebbe rivelarsi addirittura pericoloso: pensate se ogni genitore, in base alle proprie idee e convinzioni, decidesse di insegnare ai proprio figli una versione della Seconda Guerra Mondiale diversa; il risultato sarebbe una generazione poco istruita; e il risultato dell’ignoranza è quasi sempre la violenza. Per questo si è deciso di affidare questo compito tanto importante alla scuola: allora si studia la storia, l’educazione civica, la scienza, e tutto ciò che per essere appreso a pieno necessità di fondamenta solide costruite con imparzialità, sapere ed esperienza. L’educazione sessuale e affettiva sembra non essere ancora una priorità del nostro Paese, almeno non a tal punto da entrare nelle classi. Ma quante persone, ancora, dovranno morire prima che lo diventi? Per quante ancora dovremo scendere in piazze prima di mettere in dubbio che la sola educazione familiare in questo caso non basta?