"Rispetto": la parola chiave della Giornata Internazionale dei Diritti Umani
Il 10 dicembre 1927 Grazia Deledda riceveva il Nobel, oggi celebriamo la Dichiarazione Universale
Alessandra Testori | 3 dicembre 2025

La vita passa e noi la lasciamo passare come l’acqua del fiume, e solo quando manca ci accorgiamo che manca - Grazia Deledda

Il 10 dicembre si celebra la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, istituita nel 1950 per ricordare l’adozione della Dichiarazione Universale del 1948, che sancisce i diritti inalienabili di ogni individuo, senza distinzione di razza, sesso, lingua, religione o status sociale. Una ricorrenza che invita a riflettere sul valore universale della dignità umana e sull’impegno necessario per garantire libertà, uguaglianza e giustizia in ogni parte del pianeta. Perché, nonostante i progressi, le violazioni restano una realtà: conflitti, discriminazioni, povertà, restrizioni alla libertà di espressione, disuguaglianze di genere, crisi climatica continuano a minacciare milioni di persone.

Il 10 dicembre 1927 Grazia Deledda, considerata un’anticipatrice dei diritti umani, riceve a Stoccolma il Nobel per la Letteratura, prima e unica donna italiana a ottenerlo. Piccola donna sarda, si afferma per i diritti — soprattutto quelli femminili — sfidando le convenzioni sociali e perseguendo la carriera letteraria nonostante le opposizioni. Il suo impegno vive nella lotta per l’emancipazione femminile, nelle sue opere e nel suo stile di vita, che mettono al centro il ruolo della donna e la sua ricerca di libertà.

Alla base di ogni percorso di uguaglianza c’è una parola chiave: Rispetto, la capacità di riconoscere il valore degli altri e di noi stessi. Parola dell’anno 2024 secondo Treccani; scelta nel 2025 dal 40,3% dei maturandi; e al centro della prima Giornata Nazionale del Rispetto, celebrata il 20 gennaio 2025 nel giorno della nascita di Willy Monteiro Duarte, esempio di generosità, altruismo e coraggio.

Come ha ricordato il Presidente Sergio Mattarella: «Rispetto è valore universale; è segno di maturità; è antidoto contro odio, discriminazione e violenza». Non è un concetto astratto: è un gesto concreto, uno sguardo che accoglie, una parola che sostiene, un silenzio che ascolta. È la forza che ci rende liberi e uniti, la stella polare della convivenza.