Così abbiamo riscoperto la solidarietà
L'effetto collaterale positivo del Coronavirus in Italia
Alessandro La Rosa | 12 marzo 2020

Tra il panico collettivo, l'allarmismo, la paura e la disinformazione, eccoci qua, chiusi in quarantena nelle nostre case. È stato necessario un nuovo decreto affinché tutti cessassero di fare ciò che, un po' per onnipotenza, un po' per ignoranza e spavalderia, non rinunciavano a fare: uscire di casa per ragioni non indispensabili. Prova di come la nostra società mondana, che non concepisce la noia, riesca a sopraffare persino il buon senso civico.

Volente o nolente, adesso ognuno di noi deve rispondere a quell'obbligo civile e morale che gli impone di sottrarsi momentaneamente ai ritmi della propria vita, per cercare di arginare i danni alla salute pubblica e all'economia causati dal diffondersi di quest'epidemia. La permanenza forzata mette a nostra disposizione molto tempo libero, ma allo stesso tempo ci mette in crisi e ci rende inquieti, perché avere interi giorni liberi comporta necessariamente momenti di noia e noi a questa non siamo abituati. Allora come nel Decameron ciascuno fa quel che può per ammazzare il tempo. Questa difficile situazione ci sta unendo l'uno con l'altro e nel farci coraggio forse abbiamo finalmente riscoperto una dimensione di forza e solidarietà comune, che dovrebbe legare ciascun Italiano nei momenti di difficoltà per il Paese. Paradossalmente fare una videochiamata con un amico ed indossare qualcosa di diverso dal solito il pigiama sono stimoli fondamentali. In questo momento è indispensabile che tutti facciano la propria parte e non cadano più in preda al panico. Solo così riusciremo a venirne a capo.