Canti chi ha voce
Come ha reagito la scena musicale nazionale (e internazionale) a quello che sta succedendo in Ucraina
Francesco Zago | 10 marzo 2022

Molto spesso tendiamo a considerare la musica - e l’arte coi suoi lavoratori in generale - un mondo a parte, fatto di suoni, parole e colori sicuramente emozionanti, ma in un certo senso “finti”, superficiali e distanti. È una tendenza radicata, ma sbagliata e dannosa. Chi ha visto Gianni Morandi cantare in piazza a Bologna, pregando per la pace, ha colto in un artista famosissimo le sue stesse paure e speranze, unendosi al suo canto. A far canzoni non si faranno rivoluzioni, per dare ragione a Guccini, ma si trasforma, come in un rito, tutta la paura in forza. Importante, oltre che esemplare, l’intervento di J-Ax, che rivolgendosi in particolare ai giovani cerca di richiamare l’attenzione sul tema, e sulla responsabilità che abbiamo quando parliamo di questi fatti nei confronti di chi li sta vivendo sulla propria pelle.

Chiaramente, le condanne più dure arrivano dagli artisti ucraini e russi, che sottolineano la loro profonda unione e la richiesta di fermare questa guerra: Нет войне, No guerra, slogan postato anche dai Little Big (concorrenti russi di Eurovision 2020). Un lavoro fondamentale lo stanno facendo i Go_A, band ucraina diventata celebre a livello internazionale sempre nel corso dell’Eurovision, che usano il loro profilo Instagram per denunciare, documentare e richiamare l’attenzione su quanto sta accadendo ora per ora. Nel mentre, La Rappresentante di Lista propone con un tweet di organizzare un maxi-concerto volto a raccogliere fondi per i profughi e la popolazione ucraina, coinvolgendo in questa iniziativa decine di altri artisti. Si tratta di usare il proprio spazio, la propria (enorme o modesta che sia) voce per unire e soccorrere, resistere invece di lasciar fare.

Chiaramente, non dobbiamo affatto aspettarci dagli artisti una fine analisi geopolitica, per quella è necessario, e si spera lo facciano sempre più persone, consultare figure e canali adeguati. Ma l’arte, che può solo fingere di essere completamente avulsa dalla storia, è in grado di far risaltare le nostre speranze, di alzare il loro volume e impedire che cali il silenzio, l’assenza, sull’Ucraina.