Oscar e politica: lo spettacolo, la guerra e i giovani
Si é spesso criticata la commistione di politica e spettacolo, da Sanremo alla notte degli Oscar, ma sono mondi legati, perchè? Si può continuare a fare politica con l’arte?
Benedetta Bassino | 15 March 2024

Il red carpet e il cinema 

Gli Oscar non hanno parlato al mondo solo di cinema, ma hanno portato sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles la guerra, o meglio la pace, il desiderio di un “cessate il fuoco”.
Gli artisti, da Billie Eilish a Mark Ruffalo, indossano un simbolo, una spilla rossa, e parlano di politica rivolgendosi direttamente al presidente degli USA, Joe Biden.

Sanremo e la musica 

Il dibattito etico-morale sulla correttezza o meno dell’utilizzazione del red carpet, degli spazi dedicati in generale al mondo dello spettacolo, a scopi politici é sempre stato molto acceso.
Ciò è avvenuto a LA, come in Italia per Sanremo, il cui palco dell’Ariston ha ospitato la richiesta del “cessate il fuoco” di molteplici cantanti, da Dargen D’amico a Ghali, che parla di guerra nel testo della sua canzone “Casa mia
“Ma come fate a dire che qui è tutto normale, per tracciare un confine con linee immaginarie bombardate un ospedale” dice Ghali, facendo della sua arte il suo manifesto politico.

Nuovi canali di comunicazione

Fare politica nel mondo dello spettacolo e rendere la propria arte politica non ha unicamente però come risvolto quello della mobilitazione pubblica rispetto a certe tematiche, ma anche della sensibilizzazione dei giovani sulle notizie di attualità.
Il cinema, le canzoni, i registi, gli attori e gli artisti godono infatti di una notorietà e visibilità notevole, soprattutto tra i giovani, sempre aggiornati sui nuovi protagonisti del mondo del cinema e della musica.
Vedere i propri idoli interessati a determinate tematiche tramite pubblici appelli fatti dai palchi più importanti del mondo e per mezzo dei testi delle proprie canzoni, non può che suscitare curiosità.

Tik tok, Instagram, Spotify e Netflix

Se la televisione e i giornali sono sempre più considerati i canali di informazione privilegiati per una generazione che non ha dimestichezza con i social media e le piattaforme streaming, questi sono invece un pozzo di informazioni e pubblicizzazione di eventi, notizie e personaggi per la generazione Z e non solo.
Sicuramente dunque sentir parlare cantanti, tiktoker e attori, che si è abituati a vedere e ascoltare  sui social media non può che impattare sulla curiosità dei giovani, che spesso stimano i personaggi che sono abituati a conoscere tramite immagini, live e canzoni anche spesso nella loro vita privata.

Dove vanno a finire tv e giornali?

Dare spazio a temi di attualità sui palchi pubblicamente percepiti come estranei alle dinamiche socio-politiche ed economiche non significa privilegiare una modalità di informazione meno valida, perché più superficiale, di quelle a cui si é sempre stati abituati, tantomeno giustificare la rinuncia ad una dimensione di approfondimento che vada oltre la sensibilizzazione pubblica.
Ciò significa anzi aprire lo sguardo verso modalità di comunicazione sempre nuove cercando, utilitaristicamente, di indirizzare a fonti più autorevoli di informazione i giovani, senza tralasciare l’impatto che gli ‘idoli’ possono avere nell’immaginario giovanile comune.