Educazione sessuale a scuola, perché bisognerebbe introdurla
L’importanza dell’educazione sessuale a scuola: come funziona in Europa e perché in Italia è ancora tabù? Articolo da realizzare per sollecitare nel nostro piccolo il sistema scolastico italiano, affinché tale educazione diventi materia di studio.
Maria Sanfilippo | 14 maggio 2021

La sessualità è parte integrante dell’essere umano e della propria identità. L’educazione sessuale è quindi inscindibile dall’educazione generale della persona. La società deve essere consapevole che l’argomento relativo alla sessualità per i giovani vada affrontata, oltre che dalla famiglia, anche dalla scuola in quanto facente parte della sua missione educativa. 

Cosa dovrebbe insegnare

Si consideri l’importanza che  tale insegnamento non comporterebbe solamente quello di aspetti cognitivi legati più strettamente alla sessualità biologica ma andrebbe a toccare anche aspetti relazionali ed emotivi: il rapporto con gli altri, il rispetto di se’ e dell’altro e la capacità di sentire e gestire le proprie emozioni. Offrire agli studenti l’opportunità di partecipare a programmi di educazione sessuale può permettere loro di maturare consapevolmente un progetto di vita che tenga conto del benessere anche sessuale ed affettivo. Si consideri che una scarsa conoscenza in tale ambito porta ad un aumento del tasso di gravidanza in età adolescenziale e ad una maggiore quantità di persone che soffrono di malattie sessualmente trasmissibili come l’AIDS. Oltre a ciò si rischiano  tutta una serie di atteggiamenti  che potrebbero portare ad abusi sessuali, alla prevaricazione dei sessi e all’intolleranza verso le diversità.  Indubbiamente programmi di ES punterebbero a ritardare l’età del primo rapporto sessuale, ridurrebbero la frequenza di attività non protette e incrementerebbero l’uso di precauzione per evitare MTS (malattie trasmissibili sessualmente) o gravidanze indesiderate.  In mancanza di un programma del genere, obbligatorio in Italia, spesso fra i giovani vi è l’abitudine di demandare ai coetanei o ad amici più grandi o a fonti di informazione come il web con il risultato di ricevere spiegazioni fuorvianti o inattendibili senza fornire le giuste indicazioni per vivere una vita sessuale sicura e protetta.  Una corretta educazione sessuale e affettiva dovrebbe servire ai ragazzi proprio per comprendere la propria sfera più intima d evitare di cadere in luoghi comuni.  Bisognerebbe evitare di porre censure nei confronti di un argomento che dovrebbe essere considerato naturale perché fa parte della crescita di ogni persona e che, senza dei riferimenti educativi potrebbe essere affidata ad informazioni sbagliate.  Questo tipo di insegnamento è fondamentale ed è giusto che faccia parte del bagaglio culturale di ognuno di noi. Conoscere come funziona il proprio corpo, come funziona l’apparato riproduttivo, i metodi contraccettivi più sicuri, la fertilità femminile e maschile, l’importanza dei controlli medici: tante nozioni fondamentali che spesso ai giovani mancano o sono fornite in modo sommario.  L’educazione sessuale pertanto può essere attualmente intesa come un progetto educativo generale di sviluppo della personalità nella sua globalità che dia una maggiore consapevolezza e serenità del proprio sviluppo individuale. Dando quindi un solido orientamento di base, con conoscenze, rispetto e integrazione si può arrivare progressivamente ad una gestione responsabile della sessualità favorendo già nei giovani un benessere fisico, psichico e relazionale.

Il ruolo della scuola

La scuola, essendo il luogo più frequentato dai ragazzi, può essere il “teatro” ideale per dibattere tali argomenti e divulgare modelli comportamentali sani. Essa può avere la funzione di mediatrice tra famiglie, mass-media e servizi sanitari con l’obiettivo fondamentale di favorire scelte coscienti e modelli culturali da seguire.

Nel resto d'Europa

In molti Stati dell’Unione Europea l’educazione sessuale è una materia scolastica obbligatoria. L’Italia è uno degli esempi più lampanti di come sia un intero ambiente culturale, politico e religioso a indebolire ogni tentativo di introduzione per legge di tale disciplina nelle scuole. Così mentre in Germania, Danimarca, Finlandia, Austria, Svezia, Inghilterra, Paesi Bassi e Francia  essa risulta obbligatoria come materia scolastica, in Italia negli ultimi trent’anni diverse proposte di legge sono state bocciate.