Milano, meno vetrina e più città
Costi proibitivi, periferie dormitorio e maggiore attenzione all’abitabilità: ecco quello che chiediamo al nuovo sindaco
Gaia Di Paola | 27 settembre 2021

Montale diceva che Milano è un enorme conglomerato di eremiti, qualcun altro parecchi anni dopo l’ha definita “un grumo di lava che ha subito tutte le furie”, ma in entrambi i casi il quadro finale è più simile a quello di un deserto post apocalittico che di una città. Da allora i tempi sono cambiati, Milano ha attraversato più o meno indenne ogni tipo di terremoto sociale e politico, spesso diventandone l’epicentro; si sono abbattute numerose altre furie sulla metropoli - non ultimi i monopattini elettrici - e adesso si appresta a scegliere il suo nuovo sindaco. Quel grumo di lava è una città viva e pulsante, che accoglie ogni tipo di eremita urbano; sono andata per le sue strade per sapere cosa si aspettano i giovani da queste elezioni.

Emergenza abitativa e costi della vita

Quali sono le maggiori urgenze su cui intervenire? Lorenzo, classe '96, individua tre punti focali: ambiente, alloggi e assistenza sociale. Dello stesso parere sono anche Matteo e Alberto, 20 e 21 anni, che sottolineano l’urgenza di una ridistribuzione del benessere, soprattutto per quanto riguarda le periferie. In generale c’è la volontà di rendere Milano una città davvero abitabile e non solo una vetrina che attrae investimenti e turisti. In questo senso la chiave sta nel ripensare il costo della vita: l’emergenza abitativa è un vero problema a Milano, tra affitti stellari e quartieri da riqualificare, perciò Lorenzo crede che una possibile soluzione sarebbe quella di aiutare i giovani ad avere una reale formazione, senza sfruttamento, in modo da metterli nelle condizioni di potersi permettere una vita autonoma e dignitosa.

Recovery Fund

Tutti discorsi affrontati anche dal programma milanese per i progetti finanziati dal Recovery Fund, incentrato su periferie e sostenibilità. Le opinioni degli intervistati in merito si dividono tra chi trova appropriato il programma e chi invece rileva delle criticità. “Milano potrebbe diventare un modello per molte altre città in Italia e in tutta Europa”, afferma Alberto parlando dei programmi sulla mobilità sostenibile. Matteo è più critico e teme che la riqualificazione delle periferie si traduca nell’ampliamenti di altre città dormitorio fini a sé stesse. Decarbonizzazione, recupero degli spazi, lotta al consumo del suolo, potenziamento dei mezzi pubblici sono le vere esigenze su cui intervenire.

Quale futuro?

I ragazzi che hanno partecipato alla nostra inchiesta vogliono continuare a vivere a Milano? La maggior parte si immagina nel capoluogo lombardo anche da adulto, ma non manca chi avanza dei dubbi per i costi della vita proibitivi e teme di non poterci rimanere nel lungo periodo. Intervistando i miei coetanei per le strade di Milano, mi sono imbattuta in sogni, speranze e paure di una generazione; per molti sarà la prima volta alle urne e tutti vogliono vedere dove porteranno queste elezioni, che rappresentano la prova del nove per Milano, dopo questi due anni durissimi. Se è vero che la politica è sangue - qualcuno aggiungerebbe alla metafora anche altri fluidi corporei ben meno nobili - è altrettanto vero che noi giovani abbiamo dato tutto ciò che avevamo da dare in un periodo molto difficile. Ora sta alla politica accogliere questo sacrificio, e rispondere in modo adeguato.