Revenge porn: vendetta e vigliaccheria
Raisa Stoeian | 5 maggio 2020

Italia, 2020, Telegram: una decina di canali con oltre 40mila utenti l’uno si scambiano foto e video di natura sessuale e soprattutto non consensuale delle proprie partner, ex fidanzate, mogli, e addirittura ci sono padri che infangano la figura delle figlie stesse. Sì, purtroppo anche bambini: atti di pedopornografia con cui semplici foto di minorenni, prese dai social, vengono modificate attraverso l’uso di Photoshop per denudare la vittima in questione, e diffonderla sui canali per il piacere perverso degli utenti. Incitamento allo stupro, anche di gruppo, diffusione di dati personali quali nome e cognome, indirizzo, numero di telefono delle vittime, del tutto ignare, e future suicide.

Un vero e proprio crimine contro i diritti umani, che va a ledere anche la dignità della persona; le conseguenze, purtroppo, sono fatali: come ti distruggo la vita premendo ‘invia’. Nonostante le moltissime segnalazioni, chiuso un gruppo, ne compaiono altri 10, si moltiplicano come pane e pesci. Non temono la legge, né le conseguenze giudiziarie. C’è bisogno di un cambiamento culturale per cambiare la mentalità misogina e perversa che induce a pensare che la donna, anzi, la femmina, sia di proprietà dell’uomo.