#instagramania
Cresce l'apprezzamento per il social delle immagini che, insieme alle rinnovate stories, ci consegna un nuovo modo di intendere la fotografia
Lorenzo Ottaviani | 1 febbraio 2018

Un’indagine dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom) del gennaio 2018 indica come gli italiani abbiano eletto Instagram a social network dell’anno con una crescita di ben 4,1 milioni di utenti, addirittura più di Facebook che cresce “solo” di 3 milioni. I creativi dell’app continuano a migliorare l’esperienza degli utenti aggiungendo nuove funzionalità.

Le più recenti sono Type, che permetterà agli utenti di condividere insieme alle stories anche messaggi di solo testo, e la notifica che avvertirà l’utente quando qualcuno farà uno screenshot della sua storia. Rispetto ai dati di febbraio 2014 Instagram ha praticamente triplicato i propri utenti ma nonostante questi numeri pazzeschi si fa ancora fatica a vedere le reali potenzialità dei social e come possano influire sulla vita di tutti i giorni. Tanto resta ancora da capire su come definire i social network ma su Instagram abbiamo le idee chiare: ha cambiato la nostra idea di fotografia. Ha sganciato la foto dall’idea tradizionale e un po’ polverosa dell’album e dei rullini per restituirle la sua vera caratteristica: la capacità di bloccare per sempre un istante.

PAROLA D’ORDINE: CONDIVIDERE

Scegliere di rendere pubblico qualcosa che prima era privato significa decidere di raccontare ad altre persone una parte di noi stessi, un po’ come succede nei discorsi e pettegolezzi “analogici” fra le vie e piazze dei nostri paesi e città. E c’è chi ha fatto diventare i social una vera e propria fonte di guadagno: attraverso la propria popolarità si può infatti diventare testimonial per aziende che puntano non a un pubblico generico (come nel caso della TV ad esempio), ma solo ai nostri followers. Le cifre sono impressionanti, un articolo del Daily Telegraph
ne indica alcune: Huda Kattan (modella e beauty blogger) per ogni fotografia pubblicata “sponsorizzata” guadagna attorno ai 18mila dollari, mentre la nostrana Chiara Ferragni viaggia attorno ai 12mila dollari.

INSTAGRAM VERSUS FOTOGRAFIA

Instagram rispetto al mondo fotografico. È una possibilità in più o semplicemente una perdita di qualità? Sicuramente è una gigantesca opportunità, perché sta portando milioni di persone a esprimere e sviluppare un senso estetico per quanto riguarda proporzioni e colori che prima non era sentito. Instagram inoltre dà l’opportunità di far vedere e conoscere alle masse molti scatti di fotografi professionisti che sono passati alla storia (account come quello di Steve McCurry, di Michael Yamashita sono seguiti da milioni persone), ma non solo. Ha un linguaggio prettamente iconografico, i suoi contenuti comunicano attraverso le immagini, qualunque riga o parola scritta su Instagram viene messa in secondo piano (a differenza di Facebook o Twitter). Questo linguaggio è circondato da elementi che rimandano
all’immediatezza dell’app: formato quadrato per le fotografie (proprio come le polaroid che “istantaneamente” davano subito la fotografia), le ormai famose “Instagram Stories”.

In questo contesto si è sviluppato uno stile fotografico grezzo, imperfetto, istantaneo, che permette di raccontare la propria vita in modo efficace e che porta gli utenti, quando devono scegliere la foto da pubblicare, a interrogarsi - consciamente o inconsciamente - su quale sia lo scatto migliore, con le migliori proporzioni, ad applicare determinati filtri per ottenere la tonalità di colore che più preferiscono. Se sommiamo a tutto questo l’infinita stimolazione a cui si è portati navigando su Instagram, si arriva inevitabilmente a uno sviluppo del senso estetico e di uno stile che, per definizione, avvicina la fotografia intesa come arte - e come arte della realtà - ai ragazzi, agli adulti e nel futuro addirittura al mondo. In tutto questo marasma nebbioso che sono ancora i social, l’importante è ricordarsi che un po’ di immagini belle in più non fa mai male, perché come diceva Bertold Brecht: “Tutte le arti contribuiscono all’arte più grande di tutte: quella di vivere”.