La scuola in Serbia? Si impara senza stress
Chiara ci racconta la sua esperienza all’estero: “Qui la parola d’ordine è integrazione!”
Alex Lung, 20 anni | 10 febbraio 2020

“Mi sono talmente innamorata della Serbia che sto pensando di tornarci per l’università”. Un vero e proprio imprinting quello sbocciato tra Chiara e il paese slavo che l’ha accolta per il suo anno all’estero, che le ha insegnato “a non dare mai retta ai pregiudizi”.

 

Quali sono le maggiori differenze rispetto all’Italia?

Innanzitutto la lingua e il sistema scolastico: per due settimane si fa lezione il pomeriggio e per due settimane la mattina. Ma soprattutto c’è un rapporto molto intimo con i professori, si respira un clima disteso e tranquillo. La scuola è un ambiente dove puoi imparare e rilassarti in serenità.

 

Come si vive la convivenza tra religioni diverse?

La religiosità è molto sentita: anche a scuola le lezioni di religione sono seguitissime e si cercano sempre punti di confronto con le confessioni diverse. La parola d’ordine è “integrazione”. 

 

La ferita della guerra è ancora molto fresca?

La Serbia è un paese che ha sofferto molto. Questa sofferenza è molto molto viva nelle generazioni più grandi. Alcuni continuano a vedere negativamente i Paesi confinanti, ma una buona porzione della popolazione ha messo da parte queste conflittualità. 

 

E le nuove generazioni hanno una prospettiva più europea?

Decisamente sì. La maggior parte dei ragazzi punta a vivere nel centro Europa o negli Stati Uniti, ma la bellezza di questo Paese è decisamente sottovalutata. Io non ho ancora finito la mia esperienza e ho già in mente di tornarci…