La parità nasce sui banchi
È davvero necessario il corpo femminile in una campagna pubblicitaria di un’adsl o di una catena di alberghi? È giunto il momento di boicottare questo tipo di scelte partendo dalla scuola
Redazione | 27 marzo 2017

Ci sono sono pubblicità o titoli dei quotidiani che ancora nel 2017 ledono la dignità delle donne, spot dove si vedono corpi strumentalizzati per il bene del marketing. Un modo per iniziare a cambiare mentalità è un lavoro consapevole sulla comunicazione che inizia dalla scuola: Quello che le donne non meritano è il progetto promosso dal Dipartimento per le Pari Opportunità, partener Ansa e Fondazione Sotto i Venti, realizzato da un gruppo di studentesse e studenti dei Licei Vittoria Colonna di Roma e dell’I.I.S. Frisi di Milano che lavoreranno, sotto la guida di giornalisti, in un osservatorio sul modo in cui vengono rappresentate le donne nei media tra spot pubblicitari e manifesti che offendono la dignità femminile. Se la società ci spinge a pensare che uno spot in cui la donna è oggetto non solo è ammissibile ma ci strappa pure un sorriso, il lavoro da fare è proprio sulla mentalità dei lettori e dei consumatori che dovrebbero smettere di accettare comportamenti così lesivi della dignità della donna. La ricerca di materiali originali permetterà ai partecipanti di rendersi conto di quanto questo tipo di atteggiamenti siano all’ordine del giorno anche sui quotidiani: incontri in aula e la partecipazione a un workshop di scrittura giornalistica e di tecniche per realizzare video e trasmissioni radiofoniche offriranno gli strumenti agli studenti per arrivare a una loro produzione autonoma di articoli, interviste e trasmissioni radiofoniche su queste tematiche, cercando soprattutto di offrire un’immagine positiva della donna. “Basta lacrime” è infatti uno dei dictat alla base dei prodotti di comunicazione che realizzeranno i giovani intervistando campionesse dello sport, gente comune di ogni generazione, approfondendo vite di artiste, scienziate, donne impegnate in politica per riscrivere la storia anche dal punto di vista femminile. A volte il cambiamento più grande passa proprio dalla consapevolezza di un qualcosa che c’è sempre stato ma che, una volta individuato, viene reso socialmente inammissibile: quello di rispondere alle offese con la divulgazione di biografie di donne eccellenti, servizi giornalistici o video che esaltano l’intelligenza e la forza delle donne realizzati dai giovanissimi, è un modo per cominciare a reagire. A proposito, i lavori dei gruppi di Quello che le donne non meritano li troverete sui prossimi numeri di Zai.net e raccolti in uno speciale multimediale.