DALLA PARTE DEI RAGAZZI
Riprendiamoci la SCUOLA
Sapevate che la nota di classe non andrebbe messa? Quali sono i vostri diritti di studenti? A risponderci è un libro
Chiara Falcone | 22 aprile 2015

A scuola esiste un diritto all’intervallo, ma non quello alla gita scolastica. In classe devo avere a disposizione almeno 1,9 mq e i miei genitori non sono tenuti a versare alcun contributo alla scuola oltre le tasse previste dalla legge. Sono solo alcuni dei diritti che (troppo) spesso non sappiamo di avere come studentesse e studenti di scuola superiore. Oggi un libro prova a fare il punto della situazione: è Diritti degli studenti, frutto di un’inchiesta decennale firmata da Alex Menietti, giovane giornalista da sempre interessato al diritto scolastico nazionale e internazionale. «Durante la scuola, soprattutto alla fine del mio percorso, ho vissuto situazioni poco piacevoli con i miei insegnanti – spiega Alex – Dopo la maturità ho cominciato ad interessarmi a questi temi per poter essere d’aiuto a studenti che avevano avuto i miei stessi problemi: ho consultato le leggi, fatto indagini. Il risultato di questo lungo lavoro è racchiuso nel libro, che spero davvero possa aumentare la consapevolezza dei propri diritti». Sembra strano dirlo, però noi spendiamo tante parole per protestare contro una riforma o un disegno di riforma, e magari nello stesso momento stiamo subendo un torto proprio nella nostra classe, senza saperlo. Ad esempio: sapevate che la nota di classe non va messa? La responsabilità disciplinare è personale, per cui un insegnante non dovrebbe mai punire tutta la classe e non i colpevoli: è un po’ come non punire nessuno e il senso stesso del provvedimento perde senso. 

Un’opera 2.0 a partire dalla distribuzione:, ebook scaricabile gratuitamente dal sito: «Ho voluto che fosse gratuito: non è un libro che mi cambia la vita e se può aiutare sono contento di darlo gratis». Il libro fa il punto su tematiche fondamentali della vita quotidiana scolastica: dalla rappresentanza studentesca alla valutazione, passando per bullismo e integrazione. A corredo di ogni capitolo, come ogni buon libro di scuola, una sintesi per punti e i case histories con domande e risposte. Come ad esempio: si può utilizzare il cellulare in classe? Su questo la risposta è univoca, ed è no. A dirlo è il ministero dell’istruzione con le linee guida emanate dall’allora ministro Fioroni nel marzo 2007: “l’uso dei cellulari da parte degli studenti, durante lo svolgimento delle attività didattiche, è vietato”. L’inciso è importante: si può portare a scuola il telefonino, e utilizzarlo ad esempio durante l’intervallo, ma in classe banditi Whatsapp e Facebook. D’altra parte, sarebbe opportuno che la scuola cominciasse a prendere le misure ai non più tanto nuovi strumenti tecnologici, ragionando ad esempio su nuovi modelli di didattica.


«È davvero necessaria una riforma profonda dell’intero sistema scolastico. “La Buona scuola” dell’attuale governo cambierà le cose, ma è troppo focalizzata sugli insegnanti: al centro di tutto devono starci gli studenti. Per questo ho partecipato alla consultazione pubblica su internet, proponendo attività che valorizzino la consapevolezza dei ragazzi». A partire dallo Statuto delle studentesse e degli studenti delle scuole superiori, un documento fondamentale che chiunque sieda sui banchi di scuola dovrebbe conoscere dal primo giorno. È contenuto nel DPR 24/98 e regola i diritti e i doveri della vita scolastica. È qui che viene sancito, ad esempio, il diritto ad una valutazione tempestiva e motivata. Continua Menietti: «La legge spiega bene questo aspetto, ed è inaccettabile che gli insegnanti restituiscano i compiti in classe dopo tanto tempo, a volte comunicando solo il voto. Da studenti possiamo e dobbiamo pretendere una motivazione che ci “conduca a individuare i propri punti di forza e di debolezza e a migliorare il proprio rendimento”. E, sempre in tema di valutazione trasparente, bisognerebbe adottare criteri più uniformi anche nei voti: se la scala è da 1 a 10, non ci si può arbitrariamente fermare a 8». Ma nell’attesa di una riforma che affronti anche questi problemi, come possiamo far valere i nostri diritti? «Prima di tutto essendo consapevoli di quello che possiamo o non possiamo fare, e poi passando all’azione, rivolgendoci al dirigente d’istituto o all’ufficio scolastico regionale. Ma alla base c’è la corretta informazione: un diritto si fa rispettare se lo si conosce. Spero che il mio libro aiuti in questo senso».