Manuale per genitori
Ma che colpa abbiamo noi?
Tutto quello che avreste voluto sapere su noi figli e non avete mai osato chiedere. Guida rapida e semiseria su come trattare le strane creature che avete in casa
Maria Chiara Parisi | 10 dicembre 2013

“Tu non puoi capirmi”. Questa è la frase che più spesso ripeto a mia mamma ogni giorno. Eppure ho passato un’infanzia felice e tranquilla, perché ora il rapporto con i miei genitori si complica sempre di più? Partiamo da questo presupposto: io non ho fatto nulla. Continuano a ripetermi che sto cambiando, ma non è vero. Indagano su di me, sulle mie abitudini e sulle mie amicizie, a detta loro per stare sicuri, ma così non fanno altro che caricarmi di ansia inutile. Io sono la figlia che hanno sempre avuto, non c’è da stressarsi solo perché sono adolescente. Non è colpa mia.

Premure caloriche
“Vuoi che ti preparo una bella crostata”? “Ho fatto la spesa, guarda quante cose buone ho comprato!”. Basta, basta, possibile che tu, mamma, non ti sia accorta del mio nuovo, grave, imponente e mastodontico problema? Il mio nuovo amico brufolo sulla fronte. Saranno due anni che ti dico che non devo più mangiare dolci e tu cosa fai? Me li compri lo stesso e, di conseguenza, è logico che io me li spazzoli in men che non si dica. Anche in questo caso, non è colpa mia, ma bisognerà pure trovare un rimedio! Ti spiego il problema e credi, ingenua, che la soluzione sia in una qualche crema da prendere in farmacia. Errato. La soluzione è (te la suggerisce lo stesso brufolo quando ti guardi allo specchio) “Coprimi più che puoi”. Di qui il mio esistenziale bisogno di trucchi.

Non sono più una bambina
E veniamo al solito leit motiv del padre che non capisce quando la figlia cresce. Di solito non si sforzano nemmeno di capirci. Le mamme almeno ci provano, anche se spesso non ci riescono. Papà ad esempio continua a credere che io sia una bambina delle elementari. Sveglia!! Ormai sono una teenager, quindi mi trucco, anzi devo truccarmi, perché gli altri devono vedermi. È una questione di stile, di personalità, bisogna prestare estrema attenzione a queste cose, che voi e altri della vostra generazione definite “superficiali”. E poi c’è il sesso, il vero tabù. Voi genitori pensate che non sappiamo nulla, io so di sapere più di quanto ne sapete voi. Bel paradosso. È proprio per questo che diffido da qualsiasi discorso su quest'argomento con voi, si creerebbe una situazione ingestibile. Meglio parlarne con le amiche, loro sì che mi capiscono. Con i ragazzi, invece, sempre meglio evitare: una ragazza non ne parla mai troppo apertamente, altrimenti risulterebbe una facile. Alla fine quello che so, me lo tengo per me!

Lo fanno tutti...
Inutile chiedermi cosa voglio per Natale. Devo prima fare un sondaggio con lo smartphone. A che serve? Qui parliamo proprio due lingue diverse. Non sapete che pubblicare il proprio outfit su Instagram è il metodo migliore per scegliere cosa comprare e, di conseguenza, come vestirsi? Io ne pubblico uno per ogni giorno della settimana vedendo quanti like riceve (quante manifestazioni di consenso, per voi profani). Non è un’ossessione: è solo il modo di capire che le persone ti approvano, ti riconoscono, hanno una chiara visione di te!

Tra figlia e amico non mettere il dito
Tanto per cambiare, non vi vanno bene nemmeno i miei amici. “Abbiamo saputo che non ci sono ragazzi tranquilli nel tuo gruppo: per favore, stai lontana da loro”. Primo punto: di chi sono gli amici? Miei, non vostri, quindi devono essere simpatici a me. Secondo punto: è normale che ogni tanto ci siano ragazzi più esuberanti rispetto agli altri, semplicemente perché loro sono migliori, quindi devono pur farlo notare in qualche modo. Terzo punto: proprio questi ragazzi sono quelli che mi piacciono di più, dal momento che loro sono visibili ed io anche, quindi siamo una coppia conosciuta, il che è fondamentale per un buon rapporto. Ovviamente tutte le mie amiche concordano con me su questi argomenti, ma anche su tutto il resto: altrimenti non sarebbero mie amiche. “Bisogna sempre essere top”, mia regola di vita, nonché mio stato di Fb, non so se mi spiego… Cos’è uno stato? Lasciamo stare, ve lo spiego un’altra volta…

Il vero amore
Dimenticavo lui. Il mio unico, amatissimo, probabilmente il solo che mi possa capire. Io e lui siamo una cosa sola. Cosa?? Fidanzato? Ma che parole usate? È tristissimo dire “fidanzato”. E cmq (comunque, ndr) sto parlando del mio insuperabile cellulare. Ogni sua vibrazione, notifica, applicazione, riescono ad illuminarmi la giornata. È sempre sempre sempre con me, non potrei farne a meno. Avete provato più volte a spiegarmi che è dannoso stare così tanto tempo con il telefono, ma per me lo dite solo perché non siete abituati alla tecnologia e perché vi sarebbe piaciuto moltissimo averne uno quando eravate giovani. Anzi, pure adesso che siete grandi, dato che tu, mamma, mi hai chiesto già cinque volte come whatsappare foto ed emoticon e ti ho spiegato che Whatsapp non va su cellulari come il tuo.
E poi dovreste essere contenti che io non viva fuori dal mondo: voglio essere collegata con tutto ciò che mi circonda, altrimenti resto indietro ed è difficile rimettersi in pari in un mondo così frenetico come il nostro. Le foto, i commenti, gli stati, non possono essere relegati solo all’uso del computer, ci deve essere una pubblicazione costante, che ti renda ben visibile. E poi ormai ho sincronizzato le app: se twitto, il post si pubblica anche sul profilo Fb e su Google+. Facile no?

Consigli ai grandi della letteratura
Mi dite sempre che devo studiare, che la scuola è una cosa seria. Non sono del tutto d’accordo: sono gli anni più belli della mia vita, mamma, posso sprecarli studiando aoristi e piuccheperfetti di verbi greci, che ormai non importano più a nessuno? Alla fine Dante, Petrarca e Boccaccio, come tutti gli altri, sono morti: figurati se possono insegnarmi qualcosa su come vivere oggi! Anzi sono io che posso dire qualcosa a loro: “Caro Dante, con Google Maps sul cellulare non ti saresti perso nella selva. Gentile Petrarca, fidati che Twitter sarebbe stato molto più efficace con Laura rispetto ai tuoi sonetti. Illustre Boccaccio, un bel festino con la musica a mille sparata dagli iPod sarebbe stato molto più cool e divertente delle storie raccontate da quei ragazzi, che, ovviamente, erano sfigati”.

Una questione di prospettiva
In realtà, se voi mi capiste, sarebbe tutto molto più facile. Magari potrei provare a convertirvi al mio modo di pensare, ovviamente non pubblicandolo su nessun social network, altrimenti sarei spacciata! Fidatevi, non è male: e poi io non posso tornare indietro nel tempo per diventare come voi. È più comodo, più semplice e più alla moda che voi vi adattiate a me. “Fate un bel passo avanti verso di me, evolvetevi, lasciate le vostre abitudini di una vita. Papà, potresti iniziare a metterti delle scarpe da ginnastica, twittare durante qualche riunione, pubblicare una foto mentre ti fai il nodo alla cravatta! Mamma, invece, tu potresti comprare nuovi capi d’abbigliamento dei brand più in voga per comporre anche tu outfit più trendy, iniziare a dire “blush” al posto di “phard”, che ormai è andato, oppure organizzare degli “aperitop” nei locali più fashion della città con le amiche!
Alla fine io sono una parte di voi, sicuramente la migliore: quindi non c’è dubbio che se voi diventaste come me sarebbe perfetto. Forse così mi capireste finalmente. Un attimo: forse ho finalmente capito che ad essere cambiata sono io? Oddio no: pubblichiamo questo dubbio su Facebook, prenderà sicuramente tantissimi like!